FarroTutti noi dovremmo avere due guide interiori. La prima collettiva.
La seconda riservata, fragile e da conservare per poche intimità.
La prima piena di indirizzi da condividere, dove si racconta il raccontabile su luoghi, persone, cibi, panorami e quant’altro ci dà e dà un senso migliore a questa vita.
La seconda dove si segnano solamente i paradisi in terra che come si sa sono per loro natura evanescenti e sottoposti quotidianamente al rischio di incontrare Maligni spregiatori. Luoghi, questi, da vivere per personalissime beatificazioni. Non comunicabili  se non in regime di confessione o di comunione.
Quindi se della prima vi darò sempre notizia, della seconda darò solo indicazioni per non poter rintracciare quel di cui, con fatica e grazie a un riservatissimo passaparola, ho vivaddio preso coscienza.
Passaparola dunque è l’unica vera speranza. Per mordere Mele e Meline di conoscenza.
Unico vantaggio sarà per voi sapere che questi luoghi esistono, e ve ne darò testimonianza con una prova provata.
 
Nell’innominabile luogo vi è una Lisa, sposata ad un Matteo pescatore. Fra un dentice e un calamaro, quando torna a casa, il marito trova qualche fortunato (al massimo 18) che mangia miracoli. Fra cui, entusiasmante, un farro bollito, condito con olio sale e piccole cozze italiane (non quelle giganti mostruosità provenienti chi sa da dove), un cucchiaino di prezzemolo tritato, qualche goccia di limone e, se si vuole, un’aggiunta leggera di scorza del medesimo con una bella grattata di pepe nero.
Semplicità che della qualità delle materie fa punto di forza delle straordinarie capacità di questa cuoca alchemica.
Sempre aperti
Indirizzo sconosciuto
Telefono misterioso
Niente mail

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