È il giorno della Nazionale agli Europei, ma a Parma la politica supera di gran lunga il calcio. Sotto i Portici del grano il maxischermo non è per la partita contro la Croazia, ma per il debutto del sindaco del Movimento 5 stelle in consiglio comunale.

Dopo gli accrediti stampa e la fila all’ingresso per i cittadini ammessi ad assistere in diretta alla prima riunione dell’assemblea, alle 15,40 comincia la seduta. Federico Pizzarotti arriva con il suo seguito di consiglieri, tutti eleganti e visibilmenNite emozionati. Seduti tra il pubblico nella Sala del consiglio ci sono Cinzia, la moglie del primo cittadino e numerosi famigliari dei neoconsiglieri, muniti di macchina fotografica. Quando tutti prendono posto nei banchi, opposizione compresa, è il momento del nuovo sindaco di Parma e del suo giuramento.

Gli applausi scrosciano e a qualcuno scappa una lacrima: l’adrenalina mista all’entusiasmo nel Movimento 5 stelle è simile a quella di un primo giorno di scuola. “Molti di noi sono remigini”, sottolinea anche il capogruppo del Pd Nicola Dall’Olio, che come più votato ha guidato i lavori in attesa dell’elezione del presidente del consiglio comunale, dopo avere fatto l’appello e attestato l’ingresso nella maggioranza del consigliere Roberto Furfaro in sostituzione del vicesindaco Nicoletta Paci.

Ma quando tutto è pronto, la tensione esplode e l’opposizione comincia a prendere confidenza con il nuovo ruolo. Mancanza di trasparenza nella scelta degli assessori e nella selezione dei curricula, scarsa comunicazione con la minoranza in queste tre settimane (non è stata fatta nessuna riunione dei capigruppo), ma anche vaghezza del programma e lentezza sulla formazione della giunta sono i punti su cui capigruppo e consiglieri partono all’attacco di Pizzarotti e dei suoi.

Le polemiche nascono già sul primo punto da affrontare: la proposta della presidenza del consiglio comunale a Marco Vagnozzi annunciata in aula dal capogruppo del Movimento 5 stelle, Marco Bosi, ma comunicata ai capigruppo soltanto il giorno prima con una telefonata. La questione è sollevata Ettore Manno (Pdci): “Siamo partiti malissimo, dov’è la trasparenza che avete promesso in campagna elettorale?”. E non più comprensivo è Roberto Ghiretti (Parma Unita), che punta il dito sull’ipotesi di accordo per il nome di Vagnozzi e di quello di Massimo Iotti per il vicepresidente raggiunta dai Cinque stelle con il Pd. “Ho saputo solo ieri sera dell’accordo – aggiunge, puntando il dito poi sul ruolo che Vagnozzi ricopre come consulente del gruppo Cinque stelle a livello regionale – dite tanto contro i professionisti della politica, ma mi sembra che in questo caso ci sia una contraddizione”. Critiche sul metodo sono piovute anche da Giuseppe Pellacini (Udc) e Maria Teresa Guarnieri (Altra politica), che però ha giustificato la “leggerezza” del gruppo con la poca conoscenza dei neoeletti del regolamento comunale: “Non mi sento di creare divisioni appena partiti, il mio voto è favorevole”.

Alla fine Vagnozzi sale sullo scranno più alto del consiglio, e si difende dalle accuse: “La nostra forza politica è fresca e possiamo commettere errori – si scusa – Il mio impegno in Regione scade il 30 giugno e il mio compito sarà quello di garantire in quest’aula i diritti di tutti, tutelando soprattutto le forze di minoranza”. Dopo l’elezione del vicepresidente vicario Massimo Iotti (Pd) e del vicepresidente Alessandro Mallozzi (Cinque stelle), la parola passa di nuovo a Pizzarotti per la sua relazione.

Il discorso è scritto su alcuni fogli che tiene tra le mani, ma più spesso il sindaco divaga per parlare a braccio sui punti più salienti del programma. La presentazione degli assessori nominati finora, che lo affiancano durante il discorso, si lega alla parola “razionalizzazione” e “tempi di selezione”. Pizzarotti tiene a ripetere che “gli assessorati non finiscono qui, ma finiranno solo nel momento in cui ci troveremo di fronte valori e competenze che rispecchiano quelli del nostro gruppo”. I temi toccati vanno dalla sicurezza in città fino alla valorizzazione delle poche risorse disponibili del Comune, e in merito a questo, a margine dell’incontro, il sindaco ribadisce, di fronte a una domanda sul caso Valentino Tavolazzi, che “la figura del direttore generale sarà valutata in un secondo momento, ma solo se le risorse del Comune lo consentiranno”.

Non mancano gli approfondimenti sulle questioni più scottanti della città. Prima di tutto il bilancio e i debiti: “L’assessore Capelli sta lavorando con alcuni collaboratori sui conti – spiega Pizzarotti – voglio tranquillizzare i cittadini che stiamo cercando le strade per uscire da questa situazione”. Quindi il Teatro Regio, e l’inceneritore e il tema delle politiche ambientali: “Vogliamo cercare con Iren una soluzione condivisa per bloccare il progetto e fare in modo che Parma diventi un punto di eccellenza nella gestione dei rifiuti”. Ma è soprattutto sul nuovo modo di fare politica che Pizzarotti punta nella sua relazione, parlando di partecipazione diretta dei cittadini (“gli amministratori devono uscire dal Palazzo”) e tirando in ballo il Mondo Piccolo di Guareschi: “Vogliamo che le proposte arrivino dalla minoranza, in modo che anche se l’una e l’altra parte si azzuffano, prevalga su tutto il bene comune”.

Ma perfino le citazioni non placano le polemiche della minoranza. Uno dopo l’altro i capigruppo fanno le pulci al programma del Movimento 5 stelle, pur plaudendo ad alcuni punti. È di nuovo Ghiretti a partire: “In campagna elettorale parlavate di riduzioni di stipendi per assessori e sindaco. Perché non avete più preso una posizione su questo tema?”. Se Pellacini e Guarnieri evidenziano lacune nella relazione sui temi dell’emergenza abitativa e del sociale, dal Pd si sottolinea la mancanza di un progetto concreto e unitario da condividere con la città. Dal canto suo, il predecessore del sindaco Vignali, Elvio Ubaldi (Civiltà parmigiana) puntualizza che “Noi siamo gli sconfitti e da questa sconfitta dobbiamo ripartire, dialogando, ma in opposizione. Segnalo però – continua – che manca ancora una definizione del programma attenta e a più di tre settimane dal voto ed è grave che la giunta non sia stata presentata. Speriamo che la nuova politica non sia quella che abbiamo visto in questi giorni. Voi dite di voler cambiare il mondo, ma dovete ricordarvi che realmente in questa città rappresentate poco più del 19 per cento”.

La seduta continua con la votazione della commissione elettorale e, su proposta di Paolo Buzzi (Pdl), la decisione di devolvere il gettone di presenza della prima seduta a favore delle popolazioni colpite dal terremoto. Alle 19,20 l’assemblea si scioglie e Pizzarotti si riunisce con i suoi dietro la scrivania di sindaco. “La minoranza? – commenta a caldo – speravo in critiche più costruttive e spero che in futuro arriveranno, invece che sentire solo pareri di dissenso”.

Articolo Precedente

Il museo non decolla e la Ferrari s’inventa la visita al falso ufficio del Drake

next
Articolo Successivo

Responsabilità magistrati e corruzione: qual è la posta in palio?

next