Stavolta il rivale non si chiama McLaren. E nemmeno Porsche. Non basterà giocarsela in pista affidandosi ai maghi emiliani dei motori che non hanno uguali. Il triangolo più famoso del mondo automobilistico oggi deve vedersela con un nemico invisibile e molto più insidioso: il terremoto. Che fa tremare le fabbriche, che ha raso al suolo gli stabilimenti di fornitori che rifiniscono motori da centinaia di migliaia di euro l’uno.

Basta guardare la carta geografica per rendersene conto: ecco l’epicentro del terremoto. Ad appena 21 chilometri di distanza si trova uno dei tre templi dell’automobilismo italiano: la Lamborghini, con i suoi stabilimenti, i capannoni a Sant’Agata Bolognese. Sì, la marca del Toro che sarà anche di proprietà tedesca, ma è sempre italiana nel cuore. È soltanto l’inizio: a meno di quaranta chilometri, nel cuore di Modena, c’è la Maserati. D’accordo, gli stabilimenti sono in difficoltà, vivono nell’incertezza sul futuro deciso dalla terapia Marchionne, ma pur sempre da qui sono uscite le auto con il Tridente guidate dai mostri sacri della Formula 1. Se fate ancora qualche passo (a 45 chilometri) siete nel Paradiso di tanti automobilisti: Maranello, che ormai non è più neanche il nome di un paese, ma di una leggenda. Infine a San Cesario sul Panaro (40 chilometri dall’epicentro) c’è la Pagani, l’ultima nata, che sforna auto da un milione e mezzo di euro l’una.

Del resto a Sant’Agata, Modena e Maranello la botta l’hanno sentita. Eccome. Martedì quando le due scosse sembravano spezzare l’Emilia, tutti gli operai sono usciti in strada, le fabbriche sono state chiuse. Poi subito i tecnici si sono buttati a valutare eventuali danni, perché simboli come il Cavallino Rampante e il Toro non possono permettersi di scontentare i loro clienti. Ma soprattutto, il discorso vale per la Ferrari, c’è di mezzo la Formula 1, una stagione complicata e combattutissima cominciata in salita. “Alla Ferrari non ci sono problemi”, ha assicurato ieri Luca Cordero di Montezemolo. “Comunque gli impianti in molti casi sono stati costruiti di recente: la grande mensa e la nuova carrozzeria hanno appena due anni”, assicura Paolo Vetrella, rappresentante della Fiom alla Ferrari. Quindi tutti al lavoro, incrociando le dita ogni volta che i sismologi avvertono che l’epicentro potrebbe spostarsi. Che ci saranno altre scosse anche molto forti.

“Da noi alla Maserati qualche danno lo abbiamo avuto. Ci sono state delle verifiche per essere certi che non ci fossero pericoli”, racconta un ingegnere della casa del Tridente. Comunque sia, ieri di nuovo la fabbrica ha lavorato. Tra entusiasmo e timore. Cancelli aperti anche alla Lamborghini, che pure è a un passo dall’epicentro: nessun danno, almeno evidente. “Però non sappiamo se le piccole fabbriche che riforniscono Lamborghini di pezzi e componenti siano in grado di riprendere la produzione e rispettare le commesse”, spiega Eugenio Martelli della Fiom.

Ecco la grande incognita, come ha ammesso lo stesso Montezemolo: “Abbiamo avuto alcuni problemi con i fornitori, ma sono risolvibili”. Già, perché gioielli come la Ferrari 458, la Lamborghini Aventador o la Maserati Gt non nascono soltanto dalle tre fabbriche. Sono prodotto corale di un’intera terra, un lavoro che coinvolge decine di imprese, con una competenza che non ha uguali al mondo. La saldatura dei pezzi dei motori è un lavoro delicato come quello di un chirurgo. E il decimo di secondo in accelerazione che ti fa vincere la concorrenza dipende anche da questo.

Pochi, tranne i super appassionati, per esempio conoscono le fonderie Scacchetti. Qui la Ferrari e la Lamborghini mandano i pezzi grezzi del motore e dei telai perché siano rifiniti al decimo di millimetro. Lavorazioni che pochi altri al mondo sanno fare. E la Scacchetti è proprio lì, a San Felice, dove la terra trema più forte. Così già la scossa del 20 maggio ha provocato danni enormi, ha distrutto capannoni, macchine da milioni. Un guaio che ha fatto tremare i polsi anche a Maranello.

Che fare? Questa è una storia che dice molto dello spirito emiliano. La Casa del Cavallino Rampante è andata in soccorso alla Scacchetti. Le lavorazioni della Scacchetti sono state ospitate in altre fonderie della zona. Addirittura troveranno posto a Maranello, all’interno del “polo leghe leggere”. “In tempi strettissimi – assicurano alla Ferrari – saranno risistemate da noi le attrezzature su cui gli addetti della Scacchetti potranno continuare a lavorare, in attesa che la loro fabbrica a San Felice sul Panaro torni a funzionare. Così vogliamo garantire l’attività e l’occupazione”. Nel Paradiso dei motori l’hanno capito: contro McLaren e Porsche si scende in pista, ma il terremoto si vince soltanto tutti uniti.

(Ha collaborato Felicia Buonomo)

 

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