E’ polemica negli Stati Uniti su Corrections Corporation of America (Cca), uno dei maggiori gruppi privati di gestione delle carceri. La società è finita ancora una volta sulle prime pagine dopo la rivolta in una delle sue prigioni, l’Adams County Correctional Center di Natchez, Mississippi. Gli incidenti – che hanno provocato un morto, una guardia carceraria, e almeno 20 feriti – sono scoppiati il 20 maggio, ma dopo quasi una settimana non è ancora chiara dinamica e motivi della rivolta. Il sospetto è che a far esplodere la furia dei detenuti sia stata la gestione inumana della struttura da parte di Cca. Ciò che, a giudizio di alcuni politici e gruppi per i diritti civili, rende necessario un ripensamento della gestione privata delle carceri americane.

Secondo la ricostruzione della polizia della contea di Adams, la rivolta sarebbe iniziata nel pomeriggio di domenica scorsa. “Non è chiaro se la violenza sia scoppiata all’interno di una gang o per una disputa tra opposte fazioni – ha spiegato Chuck Mayfield, sceriffo della contea -. Ma si è diffusa alla velocità di un incendio”. La prigione ospita 2500 detenuti “a basso livello di sicurezza”. Si tratta per lo più di immigrati illegali, rientrati negli Stati Uniti dopo essere stati espulsi. Circa 300 tra questi si sono diretti con materassi e legno strappato alla struttura delle celle verso uno dei cortili del carcere e hanno acceso un fuoco. Alcuni recavano bastoni e coltelli fabbricati artigianalmente. Le guardie carcerarie hanno reagito con gas lacrimogeni e salve di proiettili di gomma. Negli incidenti una delle guardie, Catlin Carithers, è stata uccisa. Altre 17 sono state sequestrate e picchiate.

In un comunicato ufficiale, Cca ha affermato che le condizioni di vita all’interno del carcere non hanno nulla a che fare con gli incidenti e ha spiegato che “questa è soltanto la seconda volta nella nostra storia trentennale che un nostro dipendente perde la vita… Si tratta di un fatto tragico che ci ricorda le sfide insite nel nostro vitale pubblico servizio”. In realtà, a quasi una settimana dagli incidenti, l’Adams County Correctional Center resta sottoposto a un regime di massima sicurezza – ciò che sembrerebbe contraddire l’ipotesi di una semplice sfida tra opposte gang – e ci sono fatti mai presi in considerazione nell’inchiesta ordinata dalla polizia. Tra questi, la telefonata di un detenuto del carcere a una Tv locale, poco dopo lo scoppio della rivolta. L’uomo, rimasto anonimo, ha detto: “Ci continuano a pestare. Li abbiamo ripagati per quello che ci fanno. Chiediamo cibo decente, assistenza medica, vestiti, un minimo di rispetto”.

Da tempo questo carcere del Mississippi è al centro di accuse e sospetti. Patricia Ice, che dirige la “Mississippi Immigrants Rights Alliance”, ha affermato di aver ricevuto alcuni giorni fa la denuncia del parente di un detenuto. “L’uomo ha un cancro ai polmoni, ma non viene minimamente curato”, ha detto la Ice. Abusi e maltrattamenti sono del resto difficilmente perseguibili, perché gran parte dei detenuti sono stranieri, facilmente ricattabili, poco inclini a rivolgersi alla giustizia per denunciare condizioni di vita inumane. Quanto succede in questi giorni a Natchez ha comunque più di un’analogia con una lunga serie di incidenti e denunce in altre carceri gestite da Cca, in Mississippi ma anche in Idaho, Tennessee, Vermont. Nell’ottobre 2010 l’American Civil Liberties Union rivelò che numerosi immigrati illegali erano morti in circostanze sospette nelle carceri di Cca in Arizona.

“Il problema è che Cca cerca di tagliare il più possibile i costi per aumentare i profitti”, spiega oggi Frank Smith, che si occupa di monitorare la situazione nelle carceri private Usa. La società, che gestisce 60 strutture in tutti gli Stati Uniti, per un totale di 75 mila detenuti, cercherebbe di risparmiare sul numero degli agenti e sul loro addestramento, sullo staff medico per assistere i detenuti, sullo spazio delle celle, sul cibo e persino sul riscaldamento. Una miscela che renderebbe particolarmente brutale la detenzione nelle strutture di Cca, soprattutto la detenzione degli immigrati illegali (tra il 2003 e il 2010, ci sono stati almeno 103 stranieri morti in circostanze sospette nelle carceri Usa).

Sul caso del carcere di Natchez, e di altre strutture gestite da privati in Mississippi, l’American Civil Liberties ha annunciato un’inchiesta.

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