È una vittoria storica della società civile e un passo importante nella giusta direzione da parte del Parlamento, la decisione appena assunta dalla Conferenza dei capi-gruppo della Camera dei Deputati di rinviare le votazioni per le nomine dei membri del Garante Privacy e dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni previste per domani, fissando, contestualmente un termine – quello del primo giugno – per la raccolta di tutte le candidature e l’invio a tutti i parlamentari dei curricula dei candidati.

Siamo ancora lontani dall’accoglimento della richiesta di trasparenza nel processo d nomina dei membri e dei presidenti delle Authority che, ormai da settimane, decine di associazioni in rappresentanza di centinaia di migliaia di cittadini rivolgono alle istituzioni ma il Parlamento, per la prima volta nella storia del nostro Paese, ha rinunciato a nomine al buio e senza candidature “ufficiali” e accettato l’idea che alle nomine si proceda solo dopo aver raccolto le candidature di tutti quanti ritengano di essere in possesso dei necessari requisiti e sulla base dell’esame dei curricula.

È un risultato più ambizioso del migliore dei risultati sperati quando, solo poche settimane fa, decine di associazioni si sono riunite sotto la sigla della Open Media Coalition e, davanti allo scetticismo di molti, hanno lanciato la campagna vogliamotrasparenza.

Una richiesta, quella di trasparenza nelle nomine dei membri delle Authority, che nelle scorse settimane hanno fatto propria decine di altre associazioni e persino numerosi parlamentari.

Molto si è fatto ma non ancora abbastanza.

Ecco cosa manca ancora.

La pubblicazione, online, sul sito della Camera e del Senato dell’elenco dei candidati e dei curricula di ciascuno e la richiesta, ad ogni candidato, di firmare una dichiarazione che escluda, in modo puntuale, la sussistenza di qualsivoglia situazione di potenziale conflitto di interessi.

È il meno che si possa fare per garantire al Paese, almeno una chance, che i futuri membri delle Authority siano personalità competenti ed indipendenti dalla politica ma anche dai player dei mercati che saranno chiamati a controllare e vigilare.

Il Parlamento farà poi le sue scelte sotto il controllo diffuso dell’opinione pubblica, con il supporto irrinunciabile dell’intelligenza collettiva di Rete ed assumendosi la responsabilità politica delle scelte e quella giuridica di ogni eventuale vizio del procedimento che, in maniera inequivocabile, conferirebbe ad ogni candidato il diritto di chiedere al giudice amministrativo di verificare la legittimità delle nomine.

Potrebbe essere un Paese migliore perché più trasparente quello nel quale, tra un pugno di settimane, ci ritroveremo.

Frattanto il Governo dei professori dovrà fare la sua parte.

Adottare analoga procedura per la nomina del Presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e rispondere alla lettera ormai da troppo tempo rimasta senza risposta dello Special rapporteur delle Nazioni unite con la quale è stato chiesto al nostro Ministro degli Esteri di garantire trasparenza nelle nomine del Presidente dell’Authority.

Probabilmente senza rendercene conto, stiamo scrivendo in Rete, una pagina importante della storia del nostro Paese.

Naturalmente siamo solo all’inizio ma qualcosa sta lentamente cambiando.

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