Ben 25 miliardi di sterline di tagli al welfare, a questo starebbe pensando il primo ministro britannico David Cameron. Il quotidiano “The Daily Telegraph” è entrato in possesso di una comunicazione “confidenziale” fra funzionari di Downing Street – la residenza del premier – e a lui indirizzata. Dal documento in mano al quotidiano conservatore, così, emerge un numero che ha fatto rabbrividire in tanti nel Regno Unito, di ben due volte e mezzo superiore all’ammontare dei tagli previsti dal ministro dell’Economia George Osborne, pari a 10 miliardi di sterline fra il 2013 e il 2015. Ma ora, appunto, consulenti e aiutanti di Cameron giocano al rialzo. Il leader dei conservatori non si esprime, almeno pubblicamente, ma analisti e commentatori ritengono che in questi giorni sia alle prese con la grana di una mossa ritenuta irrinunciabile, ma anche apparentemente impopolare.

Taglio al welfare, nel Regno Unito, vuol dire soprattutto taglio ai cosiddetti “benefit”, gli aiuti di stato ai più bisognosi. Nel documento si legge di “riduzione dei contributi per l’affitto” e di “necessità di far lavorare full time chi oggi prende il contributo economico di disoccupazione”. Ancora, misure “per far tornare le giovani madri al lavoro ed evitare di dover dare sussidi alle famiglie formate da singoli” e “la possibilità di ritoccare al ribasso, in futuro, benefit e sussidi ai pensionati”. Il documento è stato scritto a quattro mani da Steve Hilton, direttore per l’implementazione a Downing Street (con mandato in scadenza) e dal ministro al Lavoro e alle pensioni, Iain Duncan Smith.

Così, in un Regno Unito colpito già da qualche anno dai tagli al welfare, le nuove misure – scrive il Telegraph “ormai sicure”, vista la situazione dei conti britannici – rischiano di far scoppiare un putiferio in Parlamento. Il Labour – che comunque, in passato, quando era al governo, non è stato immune da quella che qui chiamano la “sindrome dei tagli” – ha subito bollato la proposta “filtrata” sui media come “irricevibile e disastrosa”. Rimane ancora il mistero se nel piano sia stato coinvolto il partito di coalizione dei liberaldemocratici, recentemente umiliato dalle elezioni amministrative britanniche, che hanno visto un calo per gli uomini del vice primo ministro Nick Clegg di percentuali a due cifre. Il Telegraph scrive che i lib-dem e Clegg sarebbero stati all’oscuro del tutto. E, spesso, nel Regno Unito, a informare politici e uomini di potere britannici sulle azioni dei propri colleghi sono quotidiani e telegiornali.

Intanto, per il Telegraph – che ha intervistato una anonima “fonte governativa” – la coalizione di governo avrebbe nelle mani alcuni studi: a tutte le recenti prese di posizione governative su tagli e sforbiciate ai costi del settore pubblico è corrisposto un aumento del gradimento da parte dell’opinione pubblica. Anche il partito di Cameron, è vero, non ha brillato alle ultime elezioni britanniche e, al di là della vittoria a Londra, conservatori e liberaldemocratici sono stati superati dai laburisti un po’ ovunque. Ma, sostiene il quotidiano, il primo ministro ha intenzione di avviare una nuova campagna di tagli proprio entro il 2014, giusto in tempo per le nuove elezioni che decideranno il colore del prossimo governo, nel 2015. «Perché facciamo lavorare le persone solo part time? Perché spingiamo le famiglie ad avere più figli? Ancora, perché giovani disoccupati che potrebbero vivere con mamma e papà prendono invece sussidi per l’abitazione? Dobbiamo risolvere tutte queste cose e, finora, il welfare è stato per il governo di Cameron un terreno di grandi successi di gradimento», ha detto la “fonte governativa” al Telegraph. Ma qualcuno, la settimana scorsa, la faccia ce l’aveva messa. Lo stesso ministro Iain Duncan Smith aveva detto: “Rivedremo anche la politica dei sussidi e degli aiuti ai disabili”. Al ribasso, chiaramente.

 

 

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