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Avvisate il Pd che il voto di protesta non esiste

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La vittoria alle elezioni del Movimento 5 Stelle è già stata etichettata: voto di protesta. Nenia che si ripete ciclicamente. Quando è troppo rischioso analizzare un dato è comodo bollarlo con una definizione buona per tutte le stagioni. Non è smentibile, funziona, scredita l’avversario, tutti si dimenticheranno in fretta semmai ci fosse un errore di valutazione.

Sarà. Io tra il 1994 e il 1996 lavoravo a Belluno, a quei tempi la provincia più leghista d’Italia. Anche quello era un voto di protesta. Anche io lo definivo così: va bè siete il motore del Nordest produttivo – si chiamava miracolo allora – non vi piace pagare le tasse e allora andate a votare. Niente di più sbagliato. Qualche anno dopo si è capito che no, quale protesta, era un voto politico. Politico era Bossi, politici erano Maroni e Speroni, tutta gente che allora c’era. Idee precise su una certa politica aveva il popolo che si trovava a Ponte di Legno prima e a Pontida poi. E la Lega Nord avrebbe continuato in un crescendo. Così quel “voto di protesta” si è trasformato in 15 anni di cattivo governo. Grillo è il Bossi di oggi? Il Movimento 5 Stelle sarà la Lega che abbiamo vissuto sulla nostra pelle? Gli elettori sono quelli che si erano accorti che la maschera di Alberto Sordi (Tutti dentro, era il film) si chiamavano Democrazia Cristiana e Partito socialista?

Grillo non assomiglia per niente al senatur. Bossi ha sempre faticato a esprimere un concetto che non fosse la secessione. Cioè quell’improbabile federalismo che avrebbe previsto di dividere il Paese in più aeree. Grillo se non altro si pone un obiettivo più reale: essere lui l’uomo che porterà al prepensionamento una classe dirigente che ha già fallito e che oggi si limita a sostenere il governo tecnico guidato da Mario Monti.

Il Movimento 5 Stelle sarà la Lega di domani? No, escluso. Io li ho conosciuti i leghisti di allora. Si chiamavano Donato Manfroi, Paolo Bampo, Erminio Boso. Niente di più diverso da quelli che sono gli attivisti del Movimento. Se non altro per motivi anagrafici. Quella era tutta gente che avrebbe già voluto esserci (nella Dc, nel Psi o Pci che fosse) e non ci erano riusciti. Oggi quelli che volgarmente vengono definiti grillini sono una cosa nuova, sono giovani e arrivano da percorsi personali molto diversi, spesso strade non viziate da precedenti candidature andate male.

E per ultimo: gli elettori del Movimento 5 Stelle sono così schifati dai governanti di oggi e di ieri che votano il primo che passa pur di non vedere gli altri? Vorrebbe dire che gli elettori sono stupidi e, fortunatamente, non lo sono. Ma, appunto, la nenia non cambia e l’errore fatto 20 anni fa con Bossi si ripete oggi.  

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