Sette erano i re di Roma, e dieci sono i candidati sindaco di Parma. L’accostamento potrebbe sembrare azzardato, ma di certo non per i parmigiani, che negli ultimi quindici anni di governo di centrodestra sono stati abituati a sentire chiamare la città ducale “capitale” in ogni declinazione possibile. Della cultura, della musica con il Teatro Regio, del cibo e della Food Valley, della poesia, della mobilità, perfino della sicurezza alimentare europea grazie all’arrivo dell’Efsa. Per poi trasformarsi, drammaticamente, in capitale del debito pubblico ancora prima di Roma, quando il sindaco Pietro Vignali, a fine settembre, con un’amministrazione travolta dalle inchieste per tangenti e corruzione, ha lasciato il Comune al commissariamento con un buco di oltre 500 milioni di euro.

Dopo quasi nove mesi di governo “tecnico” sotto la guida del commissario prefettizio Mario Ciclosi, la “petit capital” torna dunque alle elezioni per scegliere chi siederà sulla poltrona di sindaco. A scendere in campo prima di tutti è stata la coalizione di centrosinistra, che con le primarie a fine gennaio aveva incoronato il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, uomo del Pd di cui il partito aveva caldeggiato la corsa elettorale. Sul candidato sindaco, che non ha ancora lasciato il suo incarico di vertice in Provincia nonostante le critiche dei concorrenti, si è riversato il sostegno di buona parte del centrosinistra: oltre alla lista del Pd l’appoggio a Bernazzoli per le amministrative del 6 e 7 maggio arriva infatti da Italia dei valori, dai Comunisti italiani e dalle liste civiche “Consumatori pensionati” e “Parma progressista socialista laica”. Ma l’alleanza annovera anche partecipazioni contraddittorie, come Sel, che corre nella lista dichiaratamente ecologista “Parma che cambia con Vendola” pur appoggiando un candidato sindaco che non solo sostiene l’inceneritore, ma che è anche uno dei principali responsabili del progetto, visto che proprio Bernazzoli avrebbe dato il via libera dalla Provincia.

Basti pensare che tra gli aspiranti consiglieri c’è già chi, come Simone Rossi (che aveva corso per le primarie sostenuto dai no inceneritore), “dichiara guerra” al proprio sindaco, affermando che in caso di vittoria, “sarò come il bego nella minestra di Bernazzoli”, a differenza dei tanti “yesmen” della maggioranza. Altra alleanza sotto i riflettori è quella con la lista civica “Altra politica” di Maria Teresa Guarnieri, assessore dell’ex sindaco Elvio Ubaldi sostenuta, anche se non ufficialmente, da una parte di Futuro e libertà, tanto che tra le sue fila ci sono ben due esponenti del movimento finiano, Aldo Cozzi e Francesca Chierici, autosospesisi dal partito dopo la scelta.

Le contraddizioni delle grandi alleanze ci sono tutte, a differenza di chi, per obbligo o per scelta, ha deciso di correre in solitaria, come Lega Nord e La Destra. A Parma il partito di Umberto Bossi ha candidato per la seconda volta il segretario cittadino Andrea Zorandi, ma la campagna elettorale nelle ultime settimane si è fermata, per riprendere sottotono, non tanto per gli scandali a livello nazionale, quanto per il suicidio del candidato consigliere Pier Angelo Ablondi, che prima di togliersi la vita ha confessato di avere autenticato delle firme a sostegno alle liste elettorali per fare un favore a una persona. Sulla morte del leghista la Procura ha aperto un fascicolo di indagine, così come è stata aperta un’inchiesta per falso in atto pubblico dopo che in calce a tutte le liste sono state trovate firme doppie.

A far scoppiare il caso era stata una falsificazione nella lista de La Destra, che corre da sola con il candidato sindaco Priamo Bocchi. La firma falsa aveva portato a una denuncia alla lista e quindi alle dimissioni, pochi giorni fa, del segretario provinciale Mario Bertoli. Ma era solo la punta dell’iceberg, perché le indagini della Digos hanno accertato proprio ieri che le firme a sostegno de La Destra sono perlopiù false. Togliendo le falsificazioni accertate, che finora sarebbero 130, la lista non raggiungerebbe il numero di firme minimo richiesto dalla legge per correre, ma ormai i tempi per escludere La Destra dal voto sono scaduti e quindi i candidati rimarranno ugualmente dieci, salvo ricorsi al Tar post-elettorali.

In campo da soli anche i grillini che candidano Federico Pizzarotti e propongono alla città un radicale cambiamento, a cominciare dalle modalità di scelta degli assessori, i cui curricula saranno resi pubblici online in modo che la scelta avvenga in base alle competenze.

Dalla piazza arriva anche la candidatura di Roberta Roberti per Parma Bene Comune, espressione del movimento degli “indignados” che la scorsa estate sotto i Portici del grano hanno chiesto a gran voce le dimissioni del sindaco Vignali e della sua giunta dopo lo scoppio dello scandalo Green Money 2, e che ha trovato l’appoggio anche del partito di Rifondazione comunista.

Tra le donne candidate sindaco ci sono poi Liliana Spaggiari del Partito comunista dei lavoratori, che ha fatto della crisi delle aziende del territorio e di tematiche sociali i suoi cavalli di battaglia, e la stilista Wally Bonvicini, del movimento Buongiorno Italia, che ha puntato il dito contro Equitalia e le banche, proponendo ai cittadini soluzioni tecniche e concrete per non far calpestare i propri diritti.

Non mancano le espressioni dei governi precedenti, civici e non. Grande favorito insieme a Bernazzoli è l’ex sindaco Elvio Ubaldi, predecessore di Vignali per due mandati e suo mentore, che torna di nuovo a correre per la fascia di primo cittadino con il movimento da lui fondato, Civiltà Parmigiana, e con il sostegno di Udc e della lista civica “Parma moderata e solidale”, espressione di ex alleati e colleghi di giunta, alcuni di provenienza Pdl come Paola Colla.

Al movimento civico Parma Unita fa invece riferimento Roberto Ghiretti, “reo” di aver fatto parte, anche se da “semplice” assessore allo Sport, della giunta Vignali, rinnegata insieme al suo operato negli ultimi mesi di campagna elettorale con l’appoggio di ex alleati del primo cittadino.

Più difficile la posizione del Pdl, azzoppato dall’arresto per corruzione dell’assessore di Vignali Giovanni Paolo Bernini, che dopo prove di alleanza che non hanno portato ad alcun risultato, si è accaparrato il sostegno di Cantiere Popolare e ha candidato il nuovo coordinatore provinciale Paolo Buzzi, ex vicesindaco della giunta Vignali e di quella di Ubaldi.

Tanti i temi scottanti che il futuro sindaco di Parma dovrà affrontare, a partire dal buco nelle casse comunali e il debito delle società partecipate, fino ai cantieri di grandi opere mai terminate come la stazione, al Teatro Regio, all’inceneritore e alla crisi delle aziende del territorio. Nel 2007 a correre erano in nove e alla fine a spuntarla al ballottaggio con l’avversario del centrosinistra Alfredo Peri fu il delfino di Ubaldi, Pietro Vignali. Nessuno al tempo avrebbe mai immaginato come sarebbe andata a finire quell’amministrazione a distanza di quattro anni. Ora che i candidati sono dieci e che la Procura ha mostrato ai cittadini l’altra faccia di “Parma capitale”, al prossimo sindaco rimarrà il compito più difficile di riparare ai danni della precedente giunta.

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