Guardando da italiano, e da europeo, alle elezioni francesi mi viene da dire che forse al ballottaggio voterei Nicolas Sarkozy, con tutti i suoi limiti, e non François Hollande. Pur considerandomi di sinistra, non vedo molto di buono nella possibile vittoria del candidato socialista. Provo a elencare i motivi.

Se siamo in questa situazione, con un’Europa economica in crisi e quella politica che manca, è anche per colpa delle scelte della Francia. Nel 2003 la Francia ha violato il patto di Stabilità, come la Germania, togliendo credibilità ai vincoli europei di bilancio. Anche Mario Monti, lo ricorda ogni volta che può, all’epoca tentò, senza riuscirci, di imporre una linea dura a livello comunitario. Se sgarra la Francia, perché Italia e Atene no? Sappiamo com’è finita. Nel 2005 gli elettori francesi bocciano la Costituzione europea dopo un surreale dibattito sull’invasione degli idraulici polacchi. Oggi il mercato unico (liberalizzazioni europee) sembra la sola leva di crescita a disposizione, ma ancora non si è ripreso da quel colpo. Hollande rappresenta la Francia che non vuole rispettare le regole e che contesta il mercato unico. Non ne è derivato molto di buono allora, non c’è ragione per pensare che oggi andrà diversamente.

Finché ha potuto, prima di essere azzoppato dai sondaggi e dai mercati, Sarkozy ha spinto per una soluzione comunitaria alla crisi. Nel 2008 con il suo ministro Christine Lagarde, chiedeva un maxi fondo per stimolare l’economia europea e per intervenire sul mercato del debito. Il semestre europeo a guida francese è stato uno dei pochi che si ricordano. Anche nelle crisi più recenti, quelle innescate dalla Grecia, la Francia ha sempre tenuto un atteggiamento europeista, contrastando per quanto possibile gli eccessi della Germania. Perfino l’idea di usare il fondo Salva Stati per ricapitalizzare le banche, vista col senno di poi, forse era meglio della operazione poi adottata da Mario Draghi alla Bce (prestiti senza condizioni per tre anni), che già non convince più i mercati.
In sintesi: Sarkozy cercava soluzioni europee per salvare la Francia. Hollande considera Bruxelles parte del problema ed è disposto a far franare tutto pur di spendere un po’ di soldi pubblici in più (mica per investimenti, ma per assumere dipendenti pubblici e abbassare l’età pensionabile a 60 anni, un insulto a Paesi come l’Italia che invece si stanno sforzando di avere un sistema pensionistico sostenibile).

Certo, Sarkozy è il presidente Bling Bling, che flirta con la grande finanza e poi diventa il primo supporter della Tobin Tax, che cede agli impulsi più beceri della destra intollerante e sciovinista, che doveva modernizzare la Francia e non ha fatto praticamente nulla, che non ha esitato ad attaccare la Libia nel nome del più cinico interesse nazionale, che ha speculato senza scrupoli sulla recente strage nella scuola ebraica.

Eppure Hollande non offre alcuna garanzia di essere davvero migliore, non ha mai ricoperto alcun ruolo di governo nella sua lunga (e grigia) carriera politica, ha usato un populismo appena più sofisticato di quello dei suoi avversari in campagna elettorale e a livello europeo, dove ormai si decide tutto, si annuncia più come un ostacolo a soluzioni condivise che come un innovatore.

E come dimostrano la crisi del governo olandese, i sondaggi delle elezioni greche, l’ascesa dei Veri Finlandesi in Finlandia e le tensioni sull’immigrazione in Svezia, di tutto c’è bisogno in Europa tranne che di ulteriori dosi di populismo.

Articolo Precedente

Mercati finanziari, uno stillicidio continuo

next
Articolo Successivo

Il Veneto e il libro bianco dello sfogo

next