Renzo Bossi, non indagato ma sospettato di aver usato i soldi pubblici del finanziamento ai partiti per suo uso personale, si è dimesso da consigliere regionale lombardo. Beh..forse non è il caso di farsi dare lezioni dal ‘trota’”. Stefano Boeri, assessore alla Cultura, moda e design del Comune di Milano, commenta su Facebook il passo indietro del figlio del Senatùr. Una scelta che diventa il pretesto per aprire un dibattito bipartisan sull’opportunità delle dimissioni anche per altri esponenti di spicco della politica lombarda coinvolti in inchieste giudiziarie. Del Pd e della Lega.

“I suoi colleghi indagati – prosegue Boeri sul social network – , a partire da Filippo Penati e da Davide Boni, ci riflettano bene; le dimissioni da consigliere non sono un atto dovuto, ma certo sarebbero un gesto nobile e sicuramente apprezzato dagli elettori lombardi. Mi sbaglio?”. Per niente, secondo i suoi amici virtuali.

L’ex presidente della provincia di Milano Filippo Penati, infatti, è indagato dalla Procura di Monza anche per concorso in corruzione in relazione all’acquisto delle quote della Milano Serravalle da parte della Provincia di Milano, di cui era presidente, avvenuto nel 2005. Penati era già sotto inchiesta a Monza per concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti in relazioni a vicende urbanistiche e amministrative del Comune di Sesto San Giovanni, di cui è stato sindaco. Il presidente del Consiglio Regionale della Lombardia in quota Carroccio invece, Davide Boni, è indagato dalla Procura di Milano per corruzione per una serie di irregolarità nelle concessioni per aree edificabili, aree commerciali e immobili.

Lo status di Boeri raccoglie il ‘mi piace’ di oltre 150 dei suoi fan che nei commenti concordano con lui. Alcuni si domandano cosa aspetti a dimettersi Penati e altri sollevano la necessità di “un bel ‘foera di bal’ collettivo”. Ma c’è chi non vede alcuna nobiltà nel gesto di Renzo, perché “l’han fatto dimettere a calci per tentare di salvarsi un po’  la faccia”. E molti convengono sull’opportunità del passo indietro in segno di rispetto per gli elettori e la politica. “Le dimissioni di Penati e di chiunque si porti dietro anche solo il sospetto di “pasticci” sarebbero un gesto etico, più che nobile – nota Paola; sarebbe segno che questi Signori hanno compreso il proprio ruolo di politico, e le priorità di una società che li ha votati. E’ chiedere troppo evidentemente”.

Risponde negativamente all’invito di Boeri l’ex presidente della Provincia Penati, oggi consigliere regionale, che in una nota ricorda di essersi “dimesso prontamente dalla carica di vicepresidente del Consiglio”. Inoltre, osserva,”ho chiesto di essere esonerato dal partecipare a commissioni d’inchiesta per separare la mia vicenda giudiziaria dalla vita dell’istituzione e ho lasciato tutti gli incarichi nel Partito democratico. Ad oggi la Procura della Repubblica di Monza ha chiesto una nuova proroga delle indagini di altri sei mesi che sono peraltro in corso da quasi due anni. Non è neppure ancora stata presentata la richiesta di rinvio a giudizio, che mi consentirà di stare per la prima volta davanti al giudice dell’udienza preliminare per far valere le mie ragioni. Ciò che chiedo oggi e ho chiesto più volte è di poter essere sottoposto al più presto a processo”.

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