Sorpresa: le scuole superiori non gestiste dalla Stato sono le peggiori di tutte. Succede in Emilia Romagna, ma anche in Lombardia e Piemonte i risultati sono più o meno gli stessi. A dirlo è uno studio della Fondazione Giovanni Agnelli, istituto che si occupa da tempo di indagare in maniera scientifica il mondo della scuola italiana. Le classifiche stilate dalla fondazione sono piuttosto chiare: salvo rare eccezioni le scuole statali stanno in cima a tutte le classifiche, quelle non statali (che possono essere anche comunali o provinciali, ma che per la maggior parte sono gestite dai privati, spesso di orientamento cattolico) si concentrano sul fondo delle liste.

L’indagine ha riguardato oltre mille istituti e 145mila diplomati che dopo la maturità si sono immatricolati e hanno frequentato il primo anno di università. L’obiettivo, spiega la ricerca, è quello di “andare a vedere a ritroso da dove provengono gli studenti e quali sono le scuole che li hanno preparati meglio”. Questo il ragionamento alla base dello studio: “La ricostruzione delle carriere universitarie degli studenti (esami, voti, crediti) permette di trarre indicazioni utili sulla qualità delle “basi” formative acquisite e dunque sul lavoro svolto presso le scuole superiori d’origine”. I risultati poi sono stati resi pubblici perché di utilità per le scuole, che così sono responsabilizzate, e per le famiglie, che così possono scegliere consapevolmente.

La conclusione salta subito all’occhio, e lo stesso sito della fondazione Giovanni Agnelli non ne fa mistero: “Nonostante la presenza di alcune realtà di chiara eccellenza, la performance della maggior parte delle scuole non statali è deludente rispetto a quelle statali”.

Tralasciando il caso della Calabria (altra regione presa in considerazione, ma dove le scuole non statali si contano sulle dita di una mano), sia in Lombardia che in Piemonte le scuole private si ammassano in fondo alla classifica. Gli ultimi 50 posti sono tutti per scuole in gran parte private. Per capirci dal Liceo Sacro Cuore (posizione 403) in giù. Stessa cosa in Piemonte dove le non statali si concentrano nella parte bassa della classifica. Anche l’Emilia-Romagna si comporta come le altre regioni. Primo tra tutti per i risultati universitari dei suoi ex studenti il liceo statale Righi di Cesena, poi il Tassoni di Modena e il Corso di Correggio. Per trovare Bologna bisogna scendere all’ottavo posto, dove c’è il liceo classico Galvani.

Tra gli istituti tecnici industriali spicca invece il Fermi di Modena, seguito dal Valturio di Rimini. Tutte scuole superiori gestite della Stato. Per trovare una scuola privata bisogna invece scendere al quarantaseisimo posto, col Renzi di Bologna che fa capo alle “Scuole Maestre Pie”. Subito dopo il San Gregorio Magno di Sant’Ilario D’Enza in provincia di Reggio Emilia, e poco più sotto (49esima posizione), il liceo per le scienze sociali “Francescane dell’Immacolata”. Poi un’alternanza di scuole superiori statali e non statali. Ma anche in Emilia-Romagna, come in Lombardia e Piemonte, le ultime posizioni sono tutte occupate da scuole in maggioranza private. Dalla 165esima posizione all’ultima, la 179esima, si trovano solo scuole non statali tranne l’eccezione dell’Istituto d’arte Ballardini di Faenza. Per il resto i nomi parlano da soli, e la prevalenza di scuole cattoliche balza all’occhio: dalle Maestre Pie dell’Addolorata di Rimini fino all’istituto Salesiano della Beata Vergine di San Luca.

Articolo Precedente

L’arcivescovo di Bologna: “I sacerdoti non siano casta”

next
Articolo Successivo

62 anni trascorsi invano?

next