”Le recenti misure per risanare i conti prese da Grecia, Italia, Portogallo e Spagna sono passi importanti ma le sfide restano ancora spaventose”:  lo ha detto il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, presentando l’ultimo rapporto sulla zona Euro. Secondo l’organizzazione, l’Italia, inoltre, è tra i paesi che devono tornare a una crescita “più forte” e “migliorare la competitività” oltre a  ridurre o allentare la protezione sul lavoro e riformare la struttura della tassazione, col passaggio a forme di imposizione fiscale indirette.

Dalla relazione emerge che “il consolidamento di bilancio è ora in corso in tutti i paesi” ma “ogni ripresa nell’area euro rimarrà fragile finché gli squilibri sono irrisolti”. Inoltre ”gli squilibri economici nella zona Euro sono stati affrontati in modo incompleto, creando una nuova instabilità a metà 2011”, e ciò rende “necessario aumentare il fondo salva-Stati per fornire sostegno credibile ai Paesi vulnerabili”.

Per paesi come la Grecia, l’Irlanda, il Portogallo e la Spagna la necessità di ripristinare la capacità di credito e ridurre elevatissimi deficit sta richiedendo un forte rafforzamento pro-cicliclo a livello di bilancio. Per l’Ocse, l’Italia è “in una migliore posizione per quanto riguarda il livello del suo deficit” ma “necessita anche di rafforzare la sua capacità di credito” e nel 2025, per effetto delle nuove regole europee, il rapporto debito/pil scenderà al 73,3% (dal 120,5% del 2011).

Tuttavia nel nostro paese il tasso di disoccupazione nel 2011 si è attestato all’8,1%, sotto la media Ue (9,6%), mentre il tasso di occupazione si attesta invece al 57% ed è inferiore a quello della media europea (57%). “I mercati del lavoro europei hanno ampi squilibri e debolezze strutturali”, spiega l’Ocse. La maglia nera nella Ue va alla Spagna con un tasso di disoccupazione al 21,8% e tra i peggiori figurano Grecia (16,9%), Irlanda (14,7%), Repubblica slovacca (13,4%), Estonia (13,2%), Portogallo (12,9%) e Ungheria (11,1%). E nel 2025, per effetto delle nuove regole europee, il rapporto debito/pil scenderà al 73,3% (dal 120,5% del 2011) nel 2025 per effetto delle nuove regole europee.

Secondo l’Ocse le riforme strutturali aiuterebbero i paesi in crisi a recuperare. “C’e’ una crisi acuta a livello economico, di bilancio e finanziario in paesi che sono diventati pesantemente dipendenti dall’indebitamento estero durante la ripresa del ciclo del credito, soprattutto Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna. La bassa crescita in Italia combinata con un alto debito pubblico e un effetto contagio ha indotto simili pressioni”. Pertanto, da noi come in altri paesi, “le riforme strutturali sono centrali per aumentare la crescita e i livelli di reddito in modo che alti livelli di debito accumulato siano sostenibili e il carico del debito diventi più gestibile”. Inoltre ”i Paesi che che si trovano sotto stretto scrutinio dei mercati devono rispettare i target di bilancio ed essere pronti a nuove misure di consolidamento se necessario”.

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