Sono quattro i poliziotti sui quali la procura di Bologna sta portando avanti i suoi accertamenti per individuare l’agente che il 12 ottobre dello scorso anno colpì in pieno volto una studentessa di Lettere, Martina, in seguito ad una carica della polizia.
Il fascicolo per il reato di lesioni volontarie è ancora contro ignoti. Il 12 ottobre dello scorso anno, davanti alla sede bolognese della Banca d’Italia, in piazza Cavour, un gruppo di indignados con scudi di cartone e gomma piuma tentò di assaltare (simbolicamente) la sede della Banca e consegnare una lettera all’ex governatore Mario Draghi. Ci furono alcuni momenti di tensione fra polizia e giovani indignati. Scontri che portarono al ferimento di Martina, colpita alla bocca da un manganello.
Le indagini, condotte dalla Digos di Bologna e coordinate dai pm Antonella Scandellari e Morena Plazzi, si stanno dunque concentrando sui quattro agenti. Martina, il suo fidanzato e un’amica sono già stati sentiti dai magistrati, i quali hanno anche consultato e analizzato i filmati di quella mattinata. Le dichiarazioni date dai tre combaciano tra di loro e con i video, nei quali si vede il poliziotto alzare il manganello e colpire. L’agente in tenuta antisommossa, secondo quanto hanno ricostruito i pm, era l’unico ad indossare degli occhiali da sole neri, contrariamente agli altri colleghi che avevano solo il casco.
Il pm Morena Plazzi, dopo gli eventi davanti alla Banca d’Italia, aveva aperto d’ufficio il fascicolo, seppure contro ignoti, vista la rottura di quattro denti inferiori sin dalla gengiva, che comportano quindi lesioni permanenti nella masticazione, e come prevede la legge in questi casi non è necessario attendere la querela della ragazza. In più la giovane riportò anche il rischio per alcuni denti superiori e il labbro tumefatto, motivo per cui è stata sottoposta ad un’operazione.
In quei giorni la procura di Bologna, in seguito all’apertura del fascicolo per lesioni gravi volontarie, lanciò un appello. La richiesta proveniente dal palazzo a vetri di piazza Trento Trieste era esplicita, e rivolta a colui che colpì la ragazza: si faccia avanti e fornisca la sua versione dei fatti. Il procuratore aggiunto Valter Giovannini, infatti, dichiarò che “colui che ha operato non può non essersi riconosciuto nelle foto pubblicate nei giornali o comunque non può non ricordare l’episodio”. E aggiunse: “si faccia avanti e fornisca alla Procura, se lo ritiene, la sua versione dei fatti”. Ma fino ad oggi la collaborazione non è arrivata.
Sugli scontri davanti a Bankitalia e per la successiva irruzione nella sede dell’Unep della Corte d’appello ci furono anche quattro indagini per i tafferugli sul fronte opposto, con l’accusa di istigazione a delinquere finalizzata all’invasione di edificio pubblico, resistenza, lesioni e manifestazione non autorizzata.