Mr. Morris Lessmore, una favola da Oscar
Venerdì sera ho lasciato sulla mia scrivania questo appunto:”mettere sul blog: The fantastic flying books of Mr.Morris Lessmore“. Troppo tardi: ha vinto l’Oscar come miglior cortometraggio animato e dunque non segnalo nulla di nuovo. Vorrei comunque raccontarlo per gli amanti dei libri.
Sul balcone di una città dai palazzi alti e solitari c’è un giovane uomo in cravatta e camicia, seduto su una sedia con una pila di libri alla sua destra e alla sua sinistra. E’ beato e sta scrivendo un libro. Improvviso si alza un vento che soffia via le parole appena scritte, lasciando la pagina bianca e desolata. L’uomo alza gli occhi e vede che il tornado trascina in volo case, persone e centinaia di volumi e poi sempre più impetuoso soffia via anche lui e il suo libro e il suo bastone, con il quale tenta inutilmente e comicamente di aggrapparsi ai lampioni. Buster Keaton nei tratti, nei grandi occhi languidi e nella paglietta, un po’ Charlot nelle movenze, il ragazzo è trascinato via da questo flagello, inesorabile e crudele che gli strappa via anche la cosa più preziosa, il suo libro; inseguendolo si ritrova in bilico su una casa sottosopra, trascinata dalla spirale del turbine.

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Incurante dell’abisso sotto di sé, il ragazzo cerca testardamente di riprenderselo. Poi il vento si placa, tutto piomba a terra, e ora c’è un deserto e un silenzio di morte, come alla fine di un bombardamento. Le case distrutte, migliaia di pagine tappezzano la terra ferita. Tutto è grigio; qualcuno rovista tra i fogli e le macerie cercando di ricomporre il patrimonio distrutto.
L’ironia è sparita e qui ho sentito una stretta, come quando si perde non solo una cosa amata, ma la speranza. Ho pensato: ecco, i libri rappresentano una speranza, in qualsiasi atroce condizione l’uomo si trovi se i libri continuano a esistere, esiste una speranza. Banale forse, ma vero.
Ed ecco compare una ragazza sorridente e colorata, vola nel cielo trascinata dai libri quasi fossero aquiloni; restituisce al mondo la speranza. E’ lei che invia a Buster-Charlot il libro-guida che lo riporterà tra le cose amate; il mondo riprende colore. Nella biblioteca lo accolgono libri in piedi su fragili gambette, gli insegnano come prendersi cura di loro (leggerli, altrimenti muoiono).
L’ironia e la grazia qui si sposano così bene che ho sorriso quasi imbarazzata. In fondo è un cartone animato. L’epilogo forse è un po’ scontato: chi legge non conosce la solitudine, né la vecchiaia. Porta vita nella propria e altrui esistenza; porta speranza. Sono d’accordo, credo che ogni lettore abbia una missione, diffondere l’amore per i libri e lottare contro quel vento.
Mi chiedo: cosa simboleggia il vento? La tirannide? Il potere di chi ci vuole ignoranti e spaccia per superflue poesia, conoscenza, lett(erat)ura? O l’avvento di una società furiosa e frettolosa che rischia di stritolare con le sue ganasce il senso dell’esistenza umana?
E’ un caso che la vita del poeta-attore Buster Keaton, travolto dall’avvento del sonoro, sia molto simile, non nel lieto fine, a quella raccontata da The Artist, il film che ha vinto l’Oscar? Con questi premi, Hollywood mette il dito sui disastri creati dalla spinta vorace e implacabile di un consumo inarrestabile di merci e di persone? Cerca di scongiurare l’arrivo di quel vento? Non so rispondere a queste domande.