Yacht sulla darsena o bolidi pronti a scattare? Macché. Viaggiano in bici, meglio se di domenica o comunque nel weekend. Infilano i mazzi di banconote, fascette da 500 euro, nelle borracce ma anche nelle finte solette delle scarpe, dove a quanto pare ci stanno fino a 10mila euro. E pure la biancheria intima resta un nascondiglio gettonato, soprattutto i reggiseno. In questi giorni di bufere e maltempo, magari, si saranno concessi un break. Ma sono pronti a ricominciare.

Li chiamano “amatori” o “corrieri del nero”, ma sono sempre meglio noti come “spalloni” i protagonisti dello scambio di denaro nero da e per San Marino. Le forze dell’ordine sanno che, ormai, i tempi dei viaggi sui mezzi di lusso sono finiti: non da oggi i nuovi corrieri sfrecciano sulla superstrada che collega l’Italia alla storica Repubblica “della libertà” soprattutto di domenica (quando la mattina gli istituti di credito a San Marino sono aperti), ogni volta pronti alla super salita che porta al monte Titano.

Se il governo Monti fin dal suo insediamento ha promesso lotta dura a tutti gli evasori, da queste parti la fuoriuscita dei capitali in nero appare sempre ben organizzata. Però la Guardia di Finanza di Rimini e la Guardia di Rocca sammarinese (analoga alla Polizia di frontiera italiana) non mollano la presa, se è vero che gli spalloni pizzicati sono in media tre ogni mese. L’Agenzia di informazione finanziaria di San Marino ha diffuso di recente gli ultimi dati disponibili: l’anno scorso 29 persone sono state beccate in flagrante proprio ai varchi d’ingresso della Repubblica, dove i guardiani della Rocca si appostano alla dogana e fermano tutti i sospetti. Centinaia e centinaia, certo, continuano a farla franca. Il 40% della somma confiscata resta alla Guardia di Rocca, poi scattano le sanzioni, amministrative e penali. Delle 450 segnalazioni di operazioni sospette giunte alla Finanza di Rimini dall’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia, si calcola che almeno i tre quarti riguardino istituti bancari e fiduciarie sammarinesi.

L’Agenzia di informazione finanziaria sammarinese (Aif), secondo il proprio rapporto pubblicato a fine gennaio, rileva che nel 2010 le forze dell’ordine hanno scovato 29 corrieri del nero con più di 10 mila euro in contanti addosso non denunciati. Sono state emesse multe per 49 mila euro. Certo, rispetto alla totalità dei controlli effettuati (oltre 7.500, più che raddoppiati dal 2009) la quota degli spalloni fermati non risulta un granché. Ma i 29, appunto oltre due al mese, vanno affiancati a quelli che la Guardia di Finanza pizzica sulla consolare per San Marino. E se nell’ultimo anno i Finanzieri hanno preferito lavorare sul Titano in altri modi alleggerendo, temporaneamente, i controlli sulla superstrada, nel 2009 sono state decine le persone beccate col contante nero con sé.

Dunque San Marino, tra blacklist e rapporti da recuperare con l’Italia, ancora per molti viene considerato un paradiso fiscale bello e buono. Con buona pace di Augusto Casali, segretario di Stato alle Finanze di San Marino, socialista sammarinese di lungo corso. Il quale, nel corso del dibattito sul bilancio 2012 della Repubblica in Consiglio grande e generale, a fine dicembre, ma anche nel corso di una puntata di Otto e Mezzo con Lilli Gruber, ha scandito: “Non siamo mai stati un paradiso fiscale”. Un’uscita perentoria, condita- non senza la consueta retorica- dalla “solidarietà a Garibaldi” o dalla “ospitalità a 100 mila sfollati riminesi durante la seconda guerra mondiale”.

Sta di fatto che nel 2010 sono state ben 296 le grandi operazioni finanziarie sospette. All’Aif sono giunte almeno il 15% in più di segnalazioni rispetto al 2009. Segnalazioni che in 17 casi sono diventate inchieste per riciclaggio su cui lavora la magistratura sammarinese, con la novità che sono sempre più le stesse banche a comunicare i movimenti sospetti. I settori in ballo? Gioco d’azzardo, auto di lusso, elettronica, smaltimento dei rifiuti, tanto per cambiare.

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