A volte ritornano. Dopo lo tsunami giudiziario che ha coinvolto l’amministrazione comunale di Parma guidata da Pietro Vignali ed il conseguente commissariamento del municipio, anche all’interno del Pdl locale si chiedeva un “nuovo inizio” con la “riverginizzazione” dell’establishment azzurro. Uno strappo con il passato che avrebbe dovuto portare ad un cambio drastico all’interno del coordinamento provinciale del Popolo delle libertà di Parma, che in questi mesi di travagliate vicende giudiziarie e con l’arresto di uno dei nomi di punta del partito (l’ex assessore ai Servizi sociali, Giovanni Paolo Bernini) non ha mai parlato di “errori” ma sempre di “aggressione da parte delle procure”.

L’anno zero del Pdl parmigiano doveva quindi passare per il congresso di ieri, con la presentazione di due liste contrapposte che si contendevano la gestione del Popolo della libertà nell’era del dopo-Vignali: da una parte ex assessori e consiglieri comunali uscenti con a capo quello che fu il braccio destro di Vignali (“o era Vignali ad essere il suo braccio destro?”, chiosano i detrattori), il vicesindaco Paolo Buzzi; dall’altra i sostenitori del ‘mea culpa’, Paolo Paglia e Michele Rainieri, che dalla “primavera calda” non hanno lesinato critiche alla gestione del Pdl di Luigi Giuseppe Villani, “troppo cieco” per ammettere che all’interno del partito c’erano mele marce e “troppo superbo” per rendersi conto che la giunta stava colando a picco portandosi dietro tutta la città.

Il Pdl aveva quindi due strade: quella della continuità o quella dell’alternanza. Quella dell’establishment o quella degli outsiders. Quella dei falchi o quella delle colombe. E, manco a dirlo, ha imboccato a tutto gas la strada dei falchi.

Dei 3.000 iscritti del Pdl in tutto il parmense, 1.464 delegati hanno votato per la scelta del nuovo coordinatore: complice la temperatura glaciale, solo la metà dei sostenitori azzurri ha partecipato al primo congresso del partito che ha tributato la vittoria secca a Buzzi con il 63,1% delle preferenze, contro il 38,69% di Paglia.

A niente sono valsi quindi gli appelli alla “riverginizzazione” del partito da parte delle colombe, Paglia e Rainieri, la cui mozione congressuale puntava a sbiancare le macchie indelebili di una estate passata più nelle aule della Procura che non in quelle comunali con un più stretto controllo dentro e fuori il Pdl per evitare di rivedere alcuni tra i maggiorenti del partito essere scortati con le manette ai polsi fino in carcere. “Cosa sarà il Pdl domani- ha domandato nel pomeriggio Paglia – un cetaceo spiaggiato o un partito vivo?”.

Con la vittoria di Buzzi, il Pdl è stato riconsegnato di fatto nelle mani del plenipotenziario Villani la cui influenza sul partito peserà ancora, e tanto. Anche perché era proprio l’ex vicesindaco, nei mesi caldi in cui l’inchiesta Green money scuoteva il palazzo comunale, a fare da spola tra Vignali e il coordinamento del Pdl cercando di “non far crollare la casa” con tutti i bambini dentro.

Il Pdl cerca quindi di cambiare faccia, ma a tenere le redini del partito sono gli stessi ‘commissariati’ lo scorso autunno che da qui alle prossime settimane dovranno cercare di elaborare nuove geometrie politiche in vista delle Comunali di maggio.

Le prossime due settimane saranno infatti centrali per il Pdl che dovrà affiancare alla ricerca di un candidato, anche le nuove alleanze per le consultazioni elettorali con la concreta possibilità che la nuova dirigenza possa togliersi qualche sassolino dalla scarpa contro quelli che, in questi ultimi mesi, ne hanno criticato la gestione.

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