Un peccato paradisiaco è prendere una mamma per immergerla in un tegame e stufarla con 5 cucchiai d’olio per 5 minuti su un fuoco diretto. Al quinto, controllate che tutto proceda per il meglio sollevando il coperchio. Fate poi passare altri sette minuti a fuoco più cauto e infine la ripasserete per altri 5 in un forno a 140 gradi.

Tutto questo dopo averla sfogliata a misura, pulendo il suo gambo con attenzione e togliendo via la parte spinosa e pungente. Una volta lavata, avrete, aiutandovi con le dita, allargato il suo interno per metterci dentro un trito di aglio e prezzemolo, pepe e sale a misura.
In casa ho un tegame dove ne cuocio sempre una decina, nella certezza di un coperchio che svolga la sua funzione, lambito dai gambi di questi meravigliosi carciofi che così, dritti e racchiusi, raggiungeranno, col fuoco di un fornello prima, e il calore del forno poi, una cottura tenera e croccante. Già buoni a quel punto, potete limitarvi a mangiarli così.

Ma da un po’ di tempo organizzo un purè di patate burrosissimo e stracolmo di parmigiano che ripongo in piccole terrine, per un’ulteriore gratinatura, sbruciacchiandone così la superficie. Solo a quel punto, tenendo in mano la mamma stiepidita, la farcisco con un tuorlo d’uovo crudo, per poter così ribaltare il carciofo rapidissimamente dentro la terrina di purè. Facendo attenzione a non rompere il tuorlo, la presso fino a sommergerla oltre la sua metà.

Riappoggio tutto in un forno per qualche minuto per riportare su la sua temperatura, nella certezza però che la crudità dell’uovo rimanga tale, e sia così capace di rompersi al primo taglio del coltello che opporrete alla forchetta che userete, caricandola aiutati da pezzettini di pane, di carciofo e del purè inondati, come tutta la terrina, meravigliosamente dal giallo tuorlo.

Aiutarsi con il pane sarà necessario per arrivare poi a un’obbligatoria e perfetta ripulitura del tutto.

Affogare una mamma, in questo caso, non è un peccato.

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