Politicamente parlando, regalare un pesce al giorno in termini di assunzioni, stabilizzazioni, contributi e sussidi assistenziali, ecc. è stato sicuramente più ripagante dell’insegnare a pescare perché crea quella dipendenza che, come ogni politico sa, garantisce la rielezione e, magari, lunghe carriere politiche.

Se in Sicilia non ci fosse stata tanta gente in stato di bisogno, la stessa gente che bisogno avrebbe mai avuto di eleggere quella che è considerata la più squalificata e squalificante classe politica italiana (da Ciancimino a Cuffaro), capace per decenni solo di moltiplicare pani e pesci da distribuire senza mai curarsi del ritorno non elettorale della spesa pubblica?

Il cahier de doléances presentato da Lombardo a Monti qualche giorno fa ne é un tipico esempio e fa sorridere, in particolare, la richiesta spartitoria di appalti in Libia riservati a imprese siciliane che ricorda, più che un tavolo tecnico, il famoso “tavolino“. Non stupisce quindi la poca accondiscendenza con cui tali richieste sono state accolte dall’esecutivo nazionale.

Ma se il presidente Lombardo, pensando per esempio alle proteste del Movimento dei forconi, volesse, una volta tanto, dare ai suoi rappresentati una canna per pescare, cosa potrebbe fare?

Facciamo l’esempio degli agricoltori tra i più intervistati, quelli che lamentano i bassi prezzi del grano pressati dai cereali della concorrenza estera che giunge per mare. La Sicilia produce dai tempi dei romani grano di grande qualità, ha una popolazione di più di cinque milioni di abitanti, superiore a quella di diversi stati europei, quindi dispone di un importante mercato interno a dieta mediterranea, il prezzo in euro del prodotto trasformato (pane, pasta) è di gran lunga superiore ai centesimi con cui si acquista la materia prima: è lì che si forma il valore.

Conosco pastifici con macchinari a trafilatura in bronzo che lavorano molto al di sotto del loro potenziale, anche un solo giorno alla settimana, perchè non riuscirebbero a vendere il maggior prodotto, pur essendo il loro – e lo testimonio personalmente – migliore di quello dei campioni nazionali del settore e, per di più, certificato biologico. Produttori e trasformatori devono unirsi per creare valore sull’esempio dei migliori consorzi e cooperative operanti in Sicilia. E, dopo che si saranno uniti, imparare ad affidare a persone capaci i ruoli aziedali chiave.

Cosa potrebbe fare per loro Lombardo? Innanzitutto pubblicizzare le migliori pratiche, quelle più virtuose, fosse anche ospitando nel suo blog videointerviste a quegli imprenditori siciliani che non hanno bisogno di lui, che hanno storie di successo alle spalle, perchè spieghino come abbiano fatto e stimolino l’emulazione.

E’ sicuramente più difficile avere leadership tra persone motivate e competenti piuttosto che cavalcare la rabbia di disperati proponendosi come mediatore, ma è questo che serve alla Sicilia per evolvere culturalmente, civilmente e impreditorialmente. Chi soffre della dipendenza del bisogno preferirà sempre l’uovo oggi, ma così, assecondandolo, non avrà mai una gallina domani: bisogna invece pizzicare i bravi perchè indichino la strada!

Poi bisogna promuovere efficacemente il prodotto locale innanzitutto nel mercato domestico. Le manifestazioni di questi giorni in Sicilia erano tutte caratterizzate dallo sventolio di bandiere esclusivamente sicilianiste, quelle col triscele. Poichè siamo ciò che mangiamo, fossi in Lombardo, ribadirei con un’adeguata campagna mediatica che solo chi si nutre di cibo siciliano può dirsi veramente tale e quindi, per venire in aiuto del consumatore che non volesse scoprirsi mezzo marocchino, cinese o, peggio, padano, visto che non è possibile vietare l’importazione di prodotti da fuori, si può sicuramente disporre per legge regionale di distinguere nettamente nella grande e nella piccola distribuzione così come nei mercati generali, la merce di provenienza locale o a km zero da tutta l’altra, punendo severamente i furbi.

Ciò significherà infrangere la diffusa convinzione, complice l’omertà dei commercianti e di certi produttori siciliani, che molta merce istintivamente intesa come siciliana (olio, pane, carne, pesce, arance, pomodori, uova, ecc.) al di là della sospetta stagionalità in realtà non lo sia e anche avvertire che, nonostante le spese di trasporto, il prodotto locale costerà più di quello nordafricano o asiatico per i maggiori costi a monte. Ma se è sicuramente lecito acquistare un prodotto cinese per la convenienza del prezzo, non lo è invece far passare per siciliano un prodotto cinese per la scarsa informazione circa la sua origine.

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