Soffre di strabismo in Europa – e non solo – l’Italia del dopo Mr B: un occhio è quello del Caimano, con il suo lascito di impegni mancati e di posizioni avventurose; l’altro è quello del Professore, che guarda più lontano della prossima scadenza elettorale, quando che sia.

Così, succede che l’Italia, per decisione di Berlusconi e del suo governo, resta fuori, assieme alla Spagna, dal brevetto unico europeo per una malposta questione di orgoglio linguistico, mentre gli altri Paesi vanno avanti con la formula delle cosiddette ‘cooperazioni rafforzate’, un cavallo di battaglia italiano.

Ma l’Italia di Monti prova a metterci un piede dentro e, in attesa che la Corte di Giustizia europea di Lussemburgo esamini un ricorso nel merito, cerca di creare le condizioni per ottenere la sede del tribunale del brevetto. E Milano, fra le città italiane, è in pole position.

A svelare l’iniziativa è EurActiv.it, portale d’informazione europea nuovo di zecca: il 30 dicembre il ministro Moavero, che aveva già corretto la posizione sul brevetto, scrive al governo danese chiedendo la riapertura dei termini per la presentazione della candidatura alla sede del tribunale, dopo che un’ipotesi d’intesa è saltata a dicembre: francesi e tedeschi, sempre loro, non si sono messi d’accordo sulla sede dell’ufficio centrale del brevetto europeo, che attualmente sta a Monaco e che i tedeschi vorrebbero ci rimanesse – anche perché un brevetto europeo su tre è tedesco.

Così, profittando delle beghe altrui, l’Italia tenta di tornare in gioco. Attenti, però, a non esporci al dileggio come quelli che non stanno al gioco, ma vogliono arbitrare.

Il Fatto Quotidiano, 10 gennaio 2012

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