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Contro la crisi in un paesino sul Po nasce il primo assessorato alla felicità

La titolare del dicastero senza portafoglio è una cuoca di 52 anni. L'idea è venuta al sindaco di Ceregnano, Dall'Ara (centrodestra): "Seguiamo il precetto del governo Monti: l'ottimismo"
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La felicità? Se necessario la si crea. Come il relativo assessorato. Ha preso alla lettera i dettami della Dichiarazione di indipendenza americana (che ne sancisce il diritto per tutti gli uomini) Ivan Dall’Ara, 59 anni, sindaco di Ceregnano.

In questo comune del rodigino di circa 4mila anime, a pochi chilometri dal Po, si è insediata sei mesi fa la lista civica di centrodestra guidata da Dall’Ara. Che già nei primi giorni di mandato ha istituito l’assessorato alla Felicità. Un “dicastero” senza portafoglio, guidato da Elena Dall’Oco, 42 anni, di professione cuoca.

Lei e il primo cittadino sono i dispensatori del credo politico di Ceregnano. Un credo da diffondere tra i seguaci a colpi di… buona volontà. “Soldi non ce ne sono – allarga le braccia Dall’Ara – né per l’assessorato né per il resto. Come primi passi abbiamo chiesto ai dipendenti gentilezza e accoglienza agli sportelli comunali, alleggerimento delle pratiche burocratiche, taglio dei cellulari aziendali e creare momenti di aggregazione. Quello che possiamo fare in più per regalare un sorriso ai nostri cittadini è dedicarci al volontariato e arricchire di iniziative simpatiche la vita di paese”. Come in occasione dell’ultimo natale, che ha visto sindaco e assessore in sella a una slitta (senza renne, non rientravano nel patto di stabilità) donare a ogni anziano una bandiera tricolore, un panettone e una bottiglia di spumante.

“Pratichiamo la ricetta del nuovo presidente del consiglio Mario Monti – strizza l’occhio Dall’Ara -, ossia quella dell’ottimismo. E sono sicuro che nel 2012 verremo fuori da questa crisi. La mia visione del mondo è improntata all’allegria e con questa trovata non ho fatto altro che interpretare in maniera estensiva l’articolo 3 della Costituzione Italiana, che prevede di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. E lui, se avesse potuto, all’indomani del suo insediamento lo scorso maggio, avrebbe fatto anche di più: “avrei voluto un assessorato alla felicità, uno alla libertà (da non confondere con quella del Pdl), uno alla salute e uno al lavoro”.

Già il lavoro. Come coinvolgere in questo progetto di felicità amministrativa un disoccupato? “Con questa domanda sfonda una porta aperta: in paese abbiamo 370 di cassintegrati, reduci dalla crisi della Bassano Grimeca, la nostra Fiat per intenderci. Li incontro tutti i giorni. E prima di natale ho fatto un regalo anche a loro, firmando l’accordo con altri enti locali per procrastinare di un altro anno la cassa integrazione”.

Nonostante i sorrisi maligni dei detrattori, la ricetta, almeno dal punto di vista propagandistico, funziona. Ceregnano è rimbalzata sulle cronache nazionali e internazionali. “E dalla Svezia è venuta una troupe televisiva per capire come si gestisce un assessorato alla felicità. Prossimamente sarò intervistato anche dall’ufficio stampa del parlamento in merito”.

E a questo punto si fa strada l’idea di fare le cose in grande: che dire di un ministero alla felicità? “Si può fare. Sarebbe l’apoteosi della nostra filosofia, l’ottimismo”.

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