Sono trentamila le donne che nella sola Francia verranno richiamate entro la fine della settimana per farsi sostituire le protesi mammarie al silicone di tipo Pip. Uno scandalo sanitario che tocca un numero elevatissimo di pazienti e rischia di seminare il panico. La notizia è stata diffusa da Liberation. Agnès Buzyn, Presidente Nazionale dell’Institut National du Cancer (Inca) e il chirurgo del gruppo ospitaliero Henri-Mondor, Laurent Landieri hanno confermato la notizia: “Entro il fine settimana le pazienti interessate dal problema verranno richiamate dai loro medici per rimuovere le protesi difettose”. Più cauto invece Jean-Yves Grall, Direttore generale della Sanità, il quale sottolinea come manchi ancora un provvedimento ufficiale. La decisione, unica nella storia della chirurgia, rischia di portare con sé numerose conseguenze.

Il caso risale allo scorso marzo 2010, quando l’Afssaps (Agence française de sécurité sanitarie des produits de santé), decise il ritiro dal mercato di tutte le protesi mammarie della società Poly Implant Prothèse (Pip), a causa di rotture anormali dovute all’utilizzo di materiale difettoso e in particolare di gel silicone di tipo industriale. 8 fino ad ora le morti di cancro sospette, per le quali non è stata accertata una concomitanza causa-effetto legata alle protesi mammarie, ma che senza dubbio fanno salire i dubbi per quanto riguarda il rischio di infezione o di nascita di nuove malattie. Dal marzo 2010, tanti i dubbi e le indagini interne, fino alla decisione che potrebbe arrivare finalmente alla fine di questa settimana, che prevede un richiamo di tutte le donne con protesi PIP per una sostituzione.

La società, che aveva sede a Seyne-sur-mère, Provenza, è stata chiusa nel 2010, subito dopo l’accertamento del difetto di produzione, con il conseguente licenziamento di tutti gli addetti dello stabilimento. Al momento della chiusura il deficit di bilancio della società stessa era di circa 9 milioni di euro, da qui probabilmente la necessità di utilizzare materiale scadente. La società produttrice di protesi PIP era stata anche esportatrice mondiale, soprattutto negli Stati Uniti e questo complicherebbe ancora di più il caso. 30mila le donne interessate in Francia, ma 300mila nel mondo. 80 per cento le donne che hanno fatto ricorso alla chirurgia per motivi estetici, mentre solo il 20 per cento in seguito ad un cancro al seno.

La situazione dunque si protrae dal 2010, tra dubbi e indecisioni sul come procedere: richiamare tutte le donne? Chi paga? Come si giustifica? C’è davvero fretta? Gli interrogativi hanno trovato risposta nell’incontro avvenuto giovedì scorso, che per la prima volta ha riunito le autorità sanitarie francesi, chirurghi plastici specializzati e i rappresentanti dei comitati di sostegno alle donne portatrici di protesi PIP. “Non c’è fretta”, è la frase che arriva dalla direzione sanitaria nazionale e che cerca di riportare la calma là dove potrebbe facilmente seminarsi il panico. “Dobbiamo procedere alla rimozione, ma non vogliamo allarmare nessuno, si tratta di interventi di precauzione”. Parole importanti che sono subito arrivate alle donne vittime dello scandalo sanitario e che per la prima volta la settimana scorsa si sono ritrovate davanti al Ministero della Sanità per protestare. Dopo solidarietà su forum, siti internet e blog, si sono finalmente incontrate di persona e abbracciate. “Siamo molto arrabbiate”, ha dichiarato Joelle, che come molte di loro preferisce non donare il nome per intero, “e non solo con i medici e con chi ha lasciato che questa tragedia avesse luogo, ma anche con i mezzi di informazione. Invece di informare seminano il panico: dopo la notizia delle otto morti sospette di cancro, hanno titolato i loro giornali gridando al pericolo di morte. Non si può scherzare su questa faccenda, ci sono 30mila donne interessate nella sola Francia che sono totalmente perse e disorientate, abbiamo bisogno di sostegno e non di allarmismo”.

Due i problemi tecnici in questo momento. In primo luogo il rimborso: tutte le pazienti con una protesi PIP impiantata dopo un cancro, verranno rimborsate, ma non tutte coloro che hanno fatto un semplice intervento di chirurgia estetica, ovvero l’80% del totale. Il secondo e ancora più grande problema riguarda il come verranno rintracciate tutte queste donne. Le autorità hanno chiesto ai chirurghi di ricontattare le pazienti con protesi PIP, ma la sicurezza che tutte siano informate non si potrà mai avere. 523 le rimozioni effettuate fino ad ora, ovvero solo il 2% del totale.

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