Con la fine del Tg1 di Minzolini l’Italia perde una parte di sé. Un po’ come capita la mattina a ogni brav’uomo se è fortunato e se segue una corretta dieta di fibre e verdure.

Ha regalato alla coscienza civile di questo paese meraviglie: da giornalista criticò la manifestazione per la libertà di stampa, difese Bertolaso che tramutava la protezione civile in un tavolo da poker, non raccontò gli scandali sessuali di B., non diede notizia dei terremotati abruzzesi che si incazzavano per L’Aquila in abbandono quanto delle donne in piazza dopo la vicenda Ruby/Berlusconi/Minetti (la posizione del Nano tra le due non è casuale) disse che Mills era stato assolto quando era stato prescritto, nascose le bestemmie di B. e la condanna di Dell’Utri.

Ma il suo capolavoro fu quando, per insozzare i ragazzi che protestavano contro la Gelmini, montò insieme alla manifestazione degli studenti gli scontri tra polizia ed aquilani. Solo che un corteo era a novembre, l’altro ad agosto. Per cui sul Tg1 si videro ragazzi che sfilavano in cappotto e un istante dopo botte da gente in t-shirt e bermuda. Ora, quanto devi pensare idiota il pubblico per fare una tale porcata? Quanto devi essere servo per mandarla in onda? Quanto deve saperlo chi ti ha messo su quella poltrona? Quanto sono collegate le tre domande? Quanto è triste sapere tutto questo e averlo visto al timone del più importante Tg italiano?

Tra sottomissione al potere e pratiche contronatura Augusto ha reso il Tg1 il primo telegiornale coperto dalla mutua. Mentre le malattie veneree avevano la loro rivincita sulla freddezza dell’informazione, l’Italia in crisi restava fuori dal racconto della Rai e il pubblico migrava. Grazie alla sua direzione il Tg1 ha perso 10 punti di share. Si calcola che Minzolini sia costato, a noi e alla Rai, 150 milioni di euro in raccolta pubblicitaria. All’incirca quanto un’invasione degli Unni, ma almeno Attila, dopo averti tolto tutto, non ti costringeva ad ascoltare un editoriale sul “clima d’odio” che serpeggia in Italia.

Sallusti ha ribattuto che Augusto è stato cacciato per “motivi politici”. La confusione tra politica ed euro si può classificare tra le malattie professionali per i dipendenti del Padrone, ma l’Ossario non sottolinea il vero onore di Minzo: massacrando lo share del Tg1 nessuno più di lui ha combattuto il duopolio e dato linfa agli altri canali. Nonostante questo l’Italia lo dimenticherà come un rumore di fondo quando l’impero implode. La procura di Roma l’indaga per peculato, speriamo che lei non faccia altrettanto.

di Nicola Baldoni

Il Misfatto, inserto satirico de Il Fatto quotidiano, domenica 18 dicembre 2011

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