“Ho conosciuto Pier Vittorio Tondelli negli anni amari, in quel finire di secolo che ha sterminato le menti che ho amato di più nella mia prima giovinezza. Sì, gli anni Ottanta sono questo per me: anni amari. L’Aids si è portato via i sogni della gente di quel tempo, e non li ha più restituiti. Anzi… ha regalato in cambio un sonno perenne, definitivo, ad un’intera generazione”.

Questo il ricordo del drammaturgo Andrea Adriatico che ai Teatri di Vita di Bologna dal 16 al 18 dicembre porta in scena Biglietti da camere separate tratto dal romanzo Camere separate, scritto nel 1989, autorevole testamento di uno dei più dimenticati e sottovalutati romanzieri del novecento.

Andrea Adriatico, regista ed autore teatrale, propone una sua personale drammaturgia (“uno sguardo”) traendo spunto da quel libro che più di ogni altro fece di Tondelli un perenne esiliato della letteratura contemporanea.

“Questo libro è di un’attualità sconcertante”, spiega Adriatico, “nel rapportarsi alla morte c’è qualcosa di molto vicino all’oggi. E poi a livello poetico tra tutti i romanzi di Tondelli è quello più compiuto e complesso”. Libro malinconico ed introspettivo, Camere separate è la storia di Leo, scrittore di successo, omosessuale dichiarato, colto nell’atto dell’elaborazione della perdita del compagno Thomas, giovane musicista tedesco. Tra loro le mille vite e i mille luoghi tipicamente tondelliani: Berlino Ovest, Parigi, Milano, la bassa padana.

“La mia sensibilità di drammaturgo è stata toccata da come Leo guarda la propria fine con lucidità e dolore”, continua Adriatico, “E mi ricorda Tondelli che non aveva mai dichiarato di essere sieropositivo, visto che la famiglia se ne sarebbe vergognata”. Camere separate diventa così il “ritratto di un’epoca e di un destino sostanziale dove la morale si intreccia con le stigmate che le persone malate avevano in quegli anni”.

In scena Maurizio Patella nella stanza 1 e Mariano Arenella nella 2, musiche originali di Massimo Zamboni, cantate in scena da Angela Baraldi. Rimarrà intatta quella che Adriatico definisce la forza di Tondelli e di questo suo intimo e straordinario viaggio: “nessun altro narratore italiano di quel periodo ha saputo usare la leva sessuale come grimaldello rispetto alla questione sociale, senza prendere mai una piega ostentata, violenta, impositiva”.

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