Rio de Janeiro

Il disarmo come tema sociale per la prossima Coppa del Mondo di calcio che si disputerà in Brasile nel 2014. Il ministero della Giustizia brasiliano ha presentato alla Fifa una proposta per organizzare, di concerto con la massima autorità calcistica internazionale, una campagna per la consegna volontaria delle armi da fuoco nel paese in vista dei mondiali. A chiunque consegnerà un’arma da fuoco, anche illegale, con la totale garanzia dell’anonimato e della non perseguibilità penale sarà offerto un biglietto gratis o a prezzo ridotto per poter assistere a una partita del mondiale. Poi magliette autografate dal campione preferito e palloni da calcio ufficiali del mondiale. E in cantiere, all’interno di una complicata legge omnicomprensiva per regolare lo svolgimento dei prossimi mondiali (la Lei Geral da Copa), c’è un’ulteriore proposta. Fare sì che le armi che saranno consegnate all’interno della campagna di disarmo siano poi riciclate e utilizzate per costruire i pali e le traverse per le porte di calcio degli stadi dove si svolgeranno le partite dei mondiali.

“Il tasso di mortalità dovuto alle armi da fuoco è molto alto e dobbiamo fare sì che il calcio diventi un mezzo per mobilitare le persone contro il fenomeno” spiega Cilma Azevedo, il responsabile della campagna Desarma Brasil, al sito del quotidiano brasiliano Globo. In Brasile ci sono in giro quasi 18 milioni di armi da fuoco, più della metà non sono registrate, e ogni 15 minuti una persona viene uccisa da un colpo; è l’unico paese che non è in guerra in cui si muore più per armi (30,1 per cento delle cause non naturali) che per incidenti stradali (25,9 per cento). Nel 2005 è stato indetto un referendum per abrogare la legge che permette il libero commercio delle armi. Ha vinto il no. Hanno vinto i fabbricanti d’armi, i gruppi di potere e i ricchi proprietari terrieri. E in Brasile si è continuato a sparare. L’ultima campagna di disarmo è cominciata nel maggio scorso, dopo che un ex studente ha fatto una strage in una scuola media di Rio uccidendo 12 ragazzi – ed è ancora in corso: terminerà la notte del 31 dicembre. A giovani che consegnano le armi è garantito l’anonimato ed è corrisposto un premio che varia dai 100 ai 300 dollari a seconda dell’arma consegnata. Per adesso sono state raccolte oltre ventimila armi.

Ora la proposta per organizzarne un’altra e più diffusa campagna, la cui ricompensa è un biglietto per assistere alle partite del mondiale. Ma la prima risposta della Fifa non è stata molto fortunata. Durante una recente visita in Brasile, Jérôme Valcke, segretario generale della Fifa, ha detto: “Sfortunatamente ci sono così tante armi in giro nel paese che non penso possano esserci biglietti sufficienti”. Poi ha cercato di derubricare il tutto a una battuta riuscita male. Secondo l’Istituto Sangari negli ultimi trent’anno sono più di 1 milione le persone morte a causa di armi da fuoco, con un aumento del 124 per cento. A questo macello sociale contribuiscono le condizioni di indigenza e di totale illegalità nelle quali versano le favelas, con la polizia corrotta che vende armi ai trafficanti, i paramilitari che sparano ad altezza uomo e i narcotrafficanti che rispondono. Le armi da fuoco sono la principale causa di decesso tra i giovani e ogni giorno tre bambini rimangono uccisi o feriti per colpi d’arma da fuoco, due di questi per tiri accidentali o pallottole vaganti. Ora ci prova il calcio a tentare di curare questa piaga. Con la speranza che, al di là delle battute malriuscite, gli organismi deputati si impegnino nel valorizzare le dinamiche di progresso sociale che possono nascere da un pallone di cuoio.

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