A dieci giorni dall’ultima manifestazione, dieci animalisti hanno iniziato uno sciopero della fame contro quello che considerano “un lager del XXI secolo”, il canile “Green Hill” di Brescia. Manifestanti venuti anche da lontano, per consegnare al sindaco Enela Zanola circa 17 mila firme raccolte dal Comitato Montichiari contro Green Hill e chiuse in una scatola con tanto di biglietto natalizio. “Se questa disumana e vergognosa fabbrica di cani non chiuderà i battenti, le promettiamo che torneremo in piazza e che le consegneremo migliaia di altre firme. Le chiediamo, a nome nostro, dei firmatari della petizione e soprattutto a nome dei beagle, di non lasciare cadere nel vuoto la nostra richiesta. Non ci accontentiamo di promesse! Vogliamo la chiusura definitiva ed effettiva di questo allevamento. È l’unica soluzione possibile per questo inquietante caso di rilevanza ormai nazionale. La impone la coscienza».

Nel pomeriggio i manifestanti si sono spostati di fronte all’Asl per denunciare quelli che ritengono “controlli scarsi e inefficienti” sulla salute dei cani beagle che vengono allevati nel centro per poi essere venduti ai laboratori di sperimentazione di tutta Europa e oltre. Troppe, secondo loro, le cose che non vanno in quello che il sindaco Zanola ha definito un “soggiorno per cani”, anche se ad oggi l’unico appiglio che potrebbe portare alla sua chiusura è di mera natura amministrativa. Alla procura di Brescia risulta infatti un’istanza di chiusura motivata “dall’assenza del registro di carico e scarico, ovvero la tracciabilità dei cani allevati da Green Hill”.

In Europa la vivisezione non è vietata, ma solo regolamentata. Nel settembre 2010 il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva e sotto un fuoco di critiche incrociate la nuova Direttiva 63/2010 “sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici” che non prendeva in considerazione le richieste principali degli animalisti. Nel particolare la possibilità per gli Stati membri di adottare misure più restrittive, maggiori incentivi ai metodi di sperimentazione alternativi e più tutele per i primati non umani. Qualche passo avanti è stato comunque fatto rispetto al precedente testo del 1986, come maggiori e più dettagliate ispezioni in laboratori e allevamenti, soglie del dolore limitate durante i test, qualche salvaguardia aggiuntiva per i primati non umani e maggiore regolamentazione nell’allevamento, crescita e trattamento della cavie da laboratorio. Inutile dire che gli animali restano insoddisfatti di fronte a una normativa secondo loro “miope e che si rifiuta di guardare al futuro”, come affermò l’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali).

Ma la battaglia in Europa potrebbe non essere finita. Al Parlamento europeo risulta pendente una petizione iniziata nel dicembre 2010 da un’italiana, Roberta Fornasari, che chiede espressamente all’Ue “di abolire e di eliminare immediatamente ogni forma di vivisezione, o sperimentazione animale, in quanto metodo obsoleto, mai validato scientificamente e che non offre una garanzia scientifica per la tutela della salute e della sicurezza”. Il corso delle petizioni in Europa è piuttosto lungo, e sembra difficile che si riesca facilmente a modificare una direttiva Ue frutto di un anno e mezzo di compromessi istituzionali.

Tornando a Green Hill e in attesa di una decisione sull’istanza di chiusura del sindaco di Montichiari, una sponda potrebbe venire proprio dall’Europarlamento per le denunciate “inadempienze amministrative” alla Procura. “Il Fascicolo Green Hill è già aperto sul mio tavolo”, ha detto Andrea Zanoni, eurodeputato Idv che ha preso parte alla manifestazione.

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