Una performance anti-globalizzazione

Sarkozy e Merkel sono impegnati in una corsa contro il tempo in vista del Consiglio europeo dell’8 e del 9 dicembre: per trovare una soluzione alla crisi dell’euro bisogna giungere a quell’appuntamento con proposte concrete. E superare i dissidi fra Parigi e Berlino sulle soluzioni possibili. A complicare l’impresa, però, intervengono le polemiche tra i due leader e fra i loro rispettivi Paesi. In Francia sale un’insofferenza sempre meno latente e sempre più incontenibile nei confronti della vicina Germania: la sensazione che a decidere in realtà siano solo loro, i potenti tedeschi. Quell’impressione, ormai, si è propagata anche all’interno dell’Ump, il partito conservatore, quello di Sarkozy. E direttamente tra alcuni consiglieri del Presidente.

«A dominare tutto adesso sono i tedeschi – ha sottolineato nei giorni scorsi uno dei ministri del Governo francese, rimasto anonimo, a Le Monde – aspettiamo le loro decisioni senza che noi francesi abbiamo una reale influenza sugli avvenimenti». Il ministro, definito nell’articolo uno dei più influenti, va oltre, facendo riferimento all’obiettivo di Berlino di imporre regole sempre più severe agli Stati dell’eurozona per le finanze pubbliche : «La Germania crede che il suo interesse sia quello di mostrarsi molto dura e di imporsi come il solo leader in Europa. Ma non potrà resistere con questo atteggiamento, anche perché provocherà un sentimento troppo forte di germanofobia. Intanto, con l’Austria, già presa di mira dai mercati, è il suo hinterland che è assalito. E con la Francia, il suo primo partner europeo. I tedeschi finiranno per cedere».

Ma nel campo di Sarkozy c’è chi comincia a osare a dire la sua in questo senso anche a viso scoperto. «La Germania ha una responsabilità incredibile nel fallimento del sistema – ha dichiarato Jacques Myard, deputato dell’Ump – dopo l’ossessione di una politica monetaria restrittiva, ci vogliono proporre il diktat sul budget, il cosiddetto «randello» teutonico. E’ la fine delle democrazie nazionali». Intanto, perfino i politici più federalisti iniziano a spazientirsi, come il centrista Jean-Louis Bourlanges: «Quello che propongono i tedeschi poteva essere valido dieci anni fa. Allora si diceva: non bisogna generare deficit. Ma ormai è troppo tardi. Raccomandano delle cose che non possono produrre i risultati che sperano». Quanto a Nicolas Dupont-Aiguar, deputato ex Ump, oggi indipendente, ha dichiarato: «Non voglio che la Francia diventi un Land tedesco».

Le polemiche, ovviamente, riguardano anche l’opposizione, in un Paese dove la campagna per le presidenziali della primavera 2012 è già iniziata. «Il governo di domani dell’Eurozona non può essere germano-tedesco – ha sottolineato il socialista Hubert Védrine, ex ministro degli Esteri -, imposto a Paesi che non possono rifiutarsi a nulla, perché ostaggio dei mercati». Ecco, infine, l’analisi di Pierre Moscovici, direttore di campagna di François Hollande, il candidato socialista alle presidenziali, dato come favorito dai sondaggi contro Sarkozy: «La Germania ha preso chiaramente le redini della leadership europea. Ma modificare i trattati, come vogliono fare i tedeschi, solo nel senso di un maggiore rigore, non è la prospettiva giusta. Non capisco quali siano le contropartite che Sarkozy riesce a strappare in questo modo».

Intanto l’attesa è per il discorso che domani Sarkozy terrà a Tolone, dal pomposo titolo: «Le conclusioni che la Francia e l’Europa devono tirare dalle crisi». Vedremo cosa proporrà il professor Sarkozy. E se riuscirà a convincere i suoi che il tandem franco-tedesco funziona ancora. E soprattutto che il dialogo Parigi-Berlino è un vero scambio, non a senso unico.

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