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Don Verzè e gli altri: eccellenze da bere

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Troppo ghiotta l’occasione per non riflettere sui punti di eccellenza di questo nostro paese: due di questi punti riguardano Andrea Muccioli e il prete manager Verzè. Nell’arco di tre mesi è cascato il palco, e queste eccellenze sono venute giù come cachi maturi.

Il primo, in verità, ha appalesato tutti i suoi limiti sia in veste di educatore sia in veste di amministratore. Il risultato finale è riassumibile in poche note: creditori che aspettano invano di essere pagati, una struttura che ha perso la propria identità perdendosi tra il volere essere spazio di cura e il dovere produrre come fosse una azienda a responsabilità limitata ma senza obblighi contabili. In mezzo un buco finanziario di svariati milioni che, a questo punto, i Moratti dovranno colmare ricorrendo alle tasche proprie e a quelle di generosi donatori che credono ancora che San Patrignano sia una comunità terapeutica. Ognuno butta i soldi nei cessi in cui crede.

Più appetitosa la storia del prete in odore di santità. Per pigrizia dei giornalisti il prelato è stato per troppi anni dipinto come un grande manager. Di grande ha lasciato un cratere finanziario sulle cui oscure cause sta indagando la magistratura. E pare che non ci sia molto da scherzare venendosi a configurare la figura di un vero e proprio mascalzone. Un figuro che per raggiungere i propri obiettivi ricorre alla palese illegalità con l’aiuto di altri loschi figuri che purtroppo popolano la nostra fauna istituzionale. Di quelli che ti verrebbe da prendere per il colletto, appenderli al muro, e sibilarli un semplice “Sparisci sterco di vacca” (copyright Landsale ).

Nell’uno e nell’altro caso si assiste a un punto di comunione: il gigantismo che affligge tutti coloro che hanno un pessimo rapporto con la realtà. Fino a farla sparire dal proprio orizzonte autocelebrandosi come nuova frontiera. I risultati si vedono ed è proprio il caso di sottoscrivere che il tempo è galantuomo e le persone che segnano questo paese sono, per fortuna, altre.

Rimane il dubbio che se i giornali fossero stati meno “agiografici” nei confronti di simili personaggi è più desiderosi di indagare sulle loro effettive capacità ci saremmo risparmiati tante belle ed edificanti storie travestite da bontà. E rimane la consapevolezza che il potere, quando si protrae per troppo tempo, si tramuta in una micidiale droga che rende opachi anche gli aspetti meritevoli della propria azione.

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