Il mondo FQ

Lo spread Fiat

Icona dei commenti Commenti

Sergio Marchionne non poteva spiegarci meglio il divorzio tra la Fiat e i destini dell’Italia.

Il governo Monti nasce sotto il segno della coesione invocata dal presidente Napolitano. Il manager innovativo subito avverte gli operai della Fiat che la loro coesione si chiama obbedienza, e pazienza se la promessa di un posto di lavoro in cambio della libertà sindacale si sta rivelando un inganno. È allarmante la frase con cui Marchionne saluta il nuovo esecutivo, augurandosi che non sia disturbato da “un’irragionevole interferenza della politica”.

Palazzo Chigi come il Lingotto, dunque. Chi teme una sospensione della democrazia adesso sa che qualcuno la desidera. Non solo. L’epoca degli Agnelli sempre al fianco del governo termina qui. La Fiat è all’opposizione e dice di non sapere se Monti sarà in grado di trattenerla in Italia. Anche per attenuare la risonanza di uno strappo indifferente all’interesse generale, la disdetta di tutti i contratti arriva nel momento più drammatico per il governo, impegnato a scongiurare bancarotta statale e naufragio dell’euro.

Eppure non sfugge l’imbarazzo dei monosillabi emessi dai ministri competenti, Elsa Fornero e Corrado Passera. Di fronte a un gruppo che vuole la politica fuori dal governo e il governo e il sindacato fuori dall’azienda, in che lingua potranno sillabare un discorso di politica industriale? L’Italia sta per rimanere senza il settore dell’auto. Il bubbone della corruzione dentro Finmeccanica sfocerà probabilmente nella vendita dell’Ansaldo-Breda, l’ultima fabbrica di treni rimasta. E domani, con la chiusura della Fiat di Termini Imerese, esploderà un nuovo dramma sociale.

È vero che l’emergenza dei conti pubblici resta centrale. Ma proprio perché Marchionne vuole imporre una visione di breve termine, con le scadenze delle sue stock option a scandire il tempo, il governo Monti è chiamato a battere un colpo. L’Italia deve decidere con urgenza su pensioni e Ici. Ma anche sul futuro della civiltà del lavoro, unica risorsa per ripagare il nostro debito.

Il Fatto Quotidiano,  23 novembre 2011

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione