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Dieci tabù che potremo infrangere nell’era Monti

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«Oggi siamo tutti più liberi», titolava a piena pagina il nostro giornale domenica scorsa. Più liberi, anche, di essere politicamente scorretti. Quando il cavaliere e i suoi scherani sputacchiavano sul “culturame parassitario”, sugli intellettuali comunisti, sui professori fannulloni, sui Saviano e sui Placido, l’ordine di scuderia era uno solo: resistere, stringersi a coorte. E chi usciva dai ranghi veniva subito accusato di fare “oggettivamente” il gioco del nemico.

Ora che a Palazzo Chigi non c’è più lui, ora che dal governo dei protettori siamo passati a quello dei prorettori, la cultura non si sente più accerchiata, ed è venuto il momento di infrangere i tabù. Ecco un primo elenco delle cose che sarà lecito dire (e scrivere) nell’era Monti, senza che qualcuno ci possa tacciare di berlusconismo.

1) Walter Veltroni non è il Franzen de noantri.

2) L’ultima lectio magistralis di Zygmunt Bauman al festival di filosofia, più che liquida era gassosa. Purissima aria fritta.

3) Gli occupanti del teatro Valle non sono tutti martiri del lavoro.

4) Se Umberto Eco non prende il Nobel per la letteratura, ci dispiacerà ma ce ne faremo una ragione.

5) Non siamo mai stati a una riunione del mercoledì con Giulio Einaudi, e non ci vergogniamo di confessarlo. In via Biancamano ci andavamo solo di giovedì.

6) Fare un complimento a una donna non configura un tentativo di stupro. E l’alternativa a Ruby non è l’astinenza.

7) L’Accademia dei Lincei somiglia più a un gerontocomio che a un consesso scientifico (oops! mi dicono che ne faccia parte anche il premier, come non detto).

8) L’Oscar a Tornatore? Eh, sticazzi…(citazione dai Soliti Idioti)

9) Due festival del cinema (anzi tre, con Torino), per i contribuenti italiani, forse sono troppi.

10) Lottare per la scuola pubblica occupando le stazioni, o le corsie preferenziali, non è carino. Anche gli indignati usano i mezzi di superficie.

11) Non se ne può più degli elenchi stile Fazio-Saviano.. Di tutti gli elenchi. Incluso questo.

Da Saturno del 18 novembre 2011- in edicola con Il Fatto Quotidiano

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