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Dalla padella di Mastella alla brace di Casini

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La caratteristica più diffusa tra i politici italiani è il tradimento dei propri elettori. Governi di ogni colore hanno subito le conseguenze di una parola che ci riporta a quindici anni fa: “ribaltone”. Allora fu Bossi a interpretare il ruolo di Giuda, scaricando il «mafioso di Arcore» ed aprendo le porte al governo Dini. Dieci anni dopo sarà lo stesso Lamberto Dini, insieme al prode Mastella, a fare lo sgambetto a Prodi. Nel frattempo si concede all’ineffabile Francesco Rutelli il ruolo di potenziale alleato, nonostante il suo tradimento politico: eletto in Parlamento nelle file di un Pd di cui è stato cofondatore, passa alla corte di Casini portando in dote l’Api (bruttacopia della Margherita).

Rewind: stessa spiaggia stesso mare. Nel 2007 la parola d’ordine fu “mai più una Unione da Mastella a Rifondazione”. Oggi che Bertinotti, Diliberto, Vendola e quel che resta della sinistra partitica sono fuori dal Parlamento, il Pd pensa ad un’alleanza ancora più larga ed eterogenea dell’Unione di Prodi: dal Terzo Polo (Fini permettendo, elettori digerendo) ai vendoliani. Quando si dice la coerenza…

Nel 2005, in occasione delle prime primarie, la motivazione della santa alleanza fu la stessa che sentiamo oggi in bocca a D’Alema (uno dei tanti, Veltroni in testa, che dopo solo due anni grideranno il mantra “mai più Unione!”): «Le opposizioni devono definire un progetto alternativo di governo non una mera alleanza elettorale. Dobbiamo offrire agli italiani una vera prospettiva politica in grado di unire le forze e dare speranza al paese. L’Ulivo in passato è stato capace di vincere con il 45-43% ma a questo punto non basta. Ci vuole un’alleanza politica, sociale e culturale che aggreghi almeno il 60%. Occorre un consenso largo, un’alleanza tra progressisti e moderati, un progetto capace di guidare il paese per almeno una legislatura».

Addio “vocazione maggioritaria”.

Mentre milioni di persone assistono o partecipano alla ribellione globale contro i ladri di futuro che in questi decenni hanno dettato ai governi del mondo ricette economiche suicide, l’Italia resta imbottigliata da un “tappo” che, nonostante gli scossoni, non vuole saperne di saltare: Silvio Berlusconi. Sono trascorsi parecchi anni dal’appello a “resistere, resistere, resistere” dell’ex procuratore Francesco Saverio Borrelli. Ma oggi il vero resistente è ancora lui , il Pataccaro delle libertà.

Intanto a Bologna c’è chi sogna il Quirinale… Auguri Italia.

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