Di chiaro, per ora, c’è solo la definizione del possibile reato: manipolazione del tasso di riferimento europeo, l’Euribor, attraverso la costituzione di un cartello tra gli istituti continentali. Tecnicamente una forma di illecita concorrenza. Per il resto è un intreccio di indiscrezioni – poche, anzi pochissime – e di ipotesi, per lo più inquietanti, alimentate da preoccupanti analogie con il recente passato. Con una mossa a sorpresa, la Commissione antitrust europea ha perquisito ieri le sedi di alcuni istituti associati all’Ebf, la European Banking Federation. A renderlo noto è stata la stessa commissione che, tuttavia, non ha voluto fornire ulteriori dettagli. Lasciando così campo libero all’immaginazione ragionata degli osservatori.

Difficile, per il momento, capire la reale portata dell’inchiesta. Ma qualche punto fermo può già essere individuato. L’Euribor è un tasso di riferimento interbancario, frutto delle media dei tassi applicati sui prestiti tra le banche stesse. In pratica un indicatore primario del costo del denaro che influenza tanto il mercato retail (i prestiti concessi dalle banche alle famiglie e ai piccoli risparmiatori) quanto il resto del comparto (società finanziarie, grandi investitori). In Europa, le banche coinvolte nel suo calcolo, e quindi potenzialmente oggetto dell’inchiesta, sono 44 distribuite su 15 Paesi. A quanto si apprende oggi, però, l’indagine si starebbe svolgendo in non più di 10 Stati, il che, di fatto, restringerebbe comunque il campo.

Nelle ultime ore hanno iniziato a circolare i nomi di Deutsche Bank e di Ubs (ovvero della sua filiale olandese) ma al momento non esistono ancora conferme ufficiali. L’ipotesi di reato è però chiara. Il sospetto è che una parte degli istituti facenti capo all’Ebf abbia comunicato dati falsi sui tassi applicati ai prestiti interbancari. Manipolando così alla fonte la definizione dell’indice di riferimento con l’obiettivo di ottenere un vantaggio sul mercato dei mutui a tasso variabile che all’Euribor sono indicizzati. In sintesi, siccome l’interesse complessivo su questo genere di prestiti è calcolato sommando uno spread fissato dalla banca e il tasso di riferimento europeo, è lecito temere che qualora quest’ultimo fosse stato manipolato, una buona parte della clientela del vecchio continente (tra cui per lo meno una quota delle 400mila famiglie italiane che ogni anno accendono un mutuo variabile) possa essersi trovata a pagare un interesse eccessivo. Garantendo alle banche un profitto extra del tutto illegittimo.

Il problema principale, tuttavia, è dato dal fatto che la questione sollevata dall’inchiesta non si esaurirebbe nel solo settore dei mutui ipotecari. Coinvolgendo al contrario un mercato potenzialmente smisurato. E qui è utile fare un raffronto con un’inchiesta molto simile di cui era stata data notizia alcuni mesi fa: quella sulle sospette alterazioni del Libor, l’omologo londinese del tasso di riferimento continentale. L’indagine, in quel caso, era partita da una denuncia presentata lo scorso mese di aprile contro alcuni istituti bancari (tra cui Bank of America, Citigroup e UBS) da FTC Capital GmbH, un fondo speculativo di base a Vienna.  I suoi gestori, ovviamente, non avevano acceso un semplice mutuo sulla casa di famiglia. In compenso, però, avevano deciso di puntare su alcuni prodotti finanziari denominati eurodollar futures. Gli eurodollar sono titoli derivati utilizzati per scommettere sull’andamento del costo del denaro e il loro valore, ovviamente, era ed è tuttora profondamente influenzato dall’andamento del tasso di riferimento in questione.

Il vero problema, però, è che questi prodotti sono in buona compagnia visto che il controvalore di tutti i derivati soggetti agli umori del Libor equivale a circa 350 mila miliardi di dollari. Sommando la piccola quota dei prestiti a tasso variabile, arriviamo a 360 mila. Come a dire che se i sospetti di FTC fossero confermati, un mercato grande come il prodotto interno lordo del Pianeta moltiplicato cinque volte sarebbe di fatto alterato.

Quanto vale invece il mercato dei derivati legati all’Euribor? Difficile stabilirlo con precisione ma, di certo, l’ordine di grandezza è decisamente il medesimo, quello dei trillions. Ed ecco allora sorgere la domanda spontanea del caso: quando potrebbe essere drogato questo mercato così poco familiare alla clientela comune delle banche ma così significativo, proprio per la sua portata, nell’influenzare la speculazione, le borse, i mercati e in definitiva l’intera economia europea e globale? E’ il quesito chiave dell’inchiesta appena partita, un’indagine che rischia ora di assumere una dimensione potenzialmente enorme. “Non abbiamo nulla da nascondere. Assicuriamo la buona governance di Euribor/Ebf e lo stretto monitoraggio del benchmark” ha dichiarato il ceo di Ebf Guido Ravoet in una nota ufficiale. Si attendono sviluppi.

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