Io amo il calcio. Non mi vergogno ad ammetterlo. Anzi, per certi versi ne vado fiero. Mi piace giocare, mi piace vedere le partite, soprattutto mi piace vedere i bambini che imparano a giocare e che anche se non diventano bravi giocano lo stesso, un po’ come ho fatto io.

Sono tifoso della Roma, con la sventura, direbbero molti, di avere un figlio, quello più grande, nove anni, che tifa Lazio. Anche per questo vorrei che non arrivasse mai il derby. E invece, puntuale, almeno due volte all’anno arriva. E io mi continuo a ripetere che in fondo il derby è una partita come le altre. Più lo ripeto e più girando per la città mi si riconferma al contrario l’idea che il derby di Roma non è una partita come le altre: è una cosa a sé. Quest’anno poi il folle calendario a cui sono sottoposti tutti quelli che gravitano intorno al calcio, dai giocatori ai tifosi, ci ha messo di mezzo pure la Nazionale, allungando a quattordici giorni l’attesa. I giornali, le radio, le donne e gli uomini romani non fanno che parlare di derby ormai da dodici giorni e così sarà per i prossimi due fino alla partita e per i prossimi venti a risultato acquisito. Insomma, un mese d’attenzione se ne va così. Intanto le altre squadre vincono, perdono o pareggiano quel tanto che basta ad allontanare sempre di più dalla testa della classifica sia la Roma che la Lazio. Ma non importa, tanto ci sarà sempre il derby di ritorno.

Patetiche e pericolose le dichiarazioni dei protagonisti, da Di Benedetto, che non capisce niente di calcio, a Reja, a cui i tifosi laziali dovrebbero fare un monumento e che invece rischia di essere licenziato se perde un altro derby ancora; da Rocchi, che manco giocherà anche se poi se gioca segna, a Pjanic, che manco sa parlare italiano e che ne può capire lui di Roma. Più si avvicina il derby e più vorrei essere appassionato di cricket, non di calcio. Perché non mi è mai piaciuta l’idea che vincere il derby di Roma significa più che l’abbiano perso loro che non l’abbiamo vinto noi.

Ogni volta che c’è il derby mi riprometto di non vederlo. Vado a correre, vado al cinema, vado a giocare a pallone con mio figlio più piccolo che non capisce niente di calcio e che comunque tifa Milan vai a capire perché. Questo è quello che dico. Poi invece sono lì allo stadio o davanti alla televisione, sperando che finisca zero a zero, il più squallido dei risultati per un derby di Roma, quello che azzittisce e scontenta tutti. E invece quando poi segna la Roma è l’unica partita in cui esulto e mi lascio andare, perché il derby di Roma non è una partita come le altre.

Che uomo ridicolo!

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