Siete rimasti soli senza ri-innamorarvi della vita, e con tutte le ragioni del mondo avete approfittato di una legge passata tanti anni fa e vi siete liberati di un noioso marito (o moglie) incapace di qualsiasi generoso ringraziamento?

Siete rimasti soli, lontani dalle noiose feste di ormai lontani amici scolastici e la sola idea di rivederli così invecchiati, così noiosi, così sempre come al solito capaci unicamente di invidie e risentimento per la vita che non si sono costruiti?

Siete rimasti soli, inascoltati da figli e nuore e da figlie e generi, che incredibilmente si stanno creando una vita autonoma dal vostro giudizio?

Siete rimasti soli, nel non aver mai rifatto un letto, spolverato un salotto, controllato la data di scadenza del cartone di latte nel frigorifero, felici e convinti che ciò non vi riguardasse?

Siete rimasti soli, senza un governo possibile, senza un politico di riferimento, senza un partito, travolti da un pessimismo cosmico?

Beh, sono certo che sopirete tutte queste perplessità, giuste o sbagliate che siano, con l’impastarvi un pane, nel vederlo lievitare e nel saperlo brunito dentro il vostro forno.

Cercate da parenti vicini e lontani, e da vecchi e nuovi amici, chi fra loro conserva, e ve ne è sempre uno, un lievito madre, magari antico e tenuto come un Santo Graal stracolmo di emotività. Fatevene regalare un po’. Con gentilezza e comprensive scuse. Fatevi insegnare da costoro il suo carattere.

Amerà essere impastato tanto o poco, amerà il freddo o il caldo, vorrà essere stracolmo d’acqua o no. Condividete trucchi e sapienze, speranze e saggezze. La vita, lentamente ma costantemente, vi cambierà e fin da subito ritroverete in voi del buon umore.

Nuovi mariti, nuove mogli, vecchi e nuovi amici busseranno alle porte più intime di un Voi Stessi che non conoscevate. E nessuna nuova politica vi distrarrà, se incapace di impastare la vita.

Avrete, così, iniziato la lunga e lenta terapia del pane, la meravigliosa terapia delle mani impastate con la vita, rischiando di innamoravi e di apprendere dai figli e dalle nonne altrui, rischiando di rifondare un partito ben lievitato e ben cotto, con la crosta croccante e la mollica morbida e bianca pronta per generose untuosità.

Chi di voi ha una ricetta la racconti, gli altri prendano come me appunti. Grazie.

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