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Un Paese nel pallone

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La competizione sportiva è uno delle migliori palestre per imparare e sperimentare l’importanza delle regole. Chi non rispetta le regole e cerca di barare (dopandosi, comprandosi arbitri o provando a ingannarli…) va squalificato e deve\dovrebbe vincere solo il migliore, un mix di talento e impegno. Una lezione forse banale ma che è tuttora un’utopia nella realtà economica e politica di un Paese come il nostro, nel quale, invece, sembrano contare spesso solo furbizia e spintarelle (e non a caso proliferano corruzione e mafia).

Un movimento enorme come il calcio dovrebbe assumersi la responsabilità di mettere in pratica davvero i valori sportivi e potrebbe così avere un ruolo nella ricostruzione di un minimo tessuto etico, a meno che vogliamo accettare il fatto che si tratti solo di business e fanatismo. Io sono juventino (mio padre mi volle risparmiare le sofferenze di tifare il Genoa e lasciò che mi facessi influenzare dai compagni di scuola) e confesso che di tanto in tanto ancora mi emoziona seguire una partita dei bianconeri o della nazionale.

Però è inaccettabile che molti moderni idoli dei nostri figli non sentano il dovere di dare esempi positivi di correttezza e sportività: ma è davvero ineluttabile che durante una partita ogni decisione dell’arbitro sia contestata, che volino parolacce e bestemmie?Perchè portiamo a pensare milioni di ragazzi che il fine della vittoria giustifica il mezzo della scorrettezza? E ancora, possibile che il tifo debba tracimare così spesso nell’insulto e nella denigrazione dell’altro e che i cori da stadio siano un florilegio di volgarità e violenza sublimate? E che esempio offre una società sportiva che invece di guardare al futuro soffia sul fuoco delle polemiche per scudetti compromessi da dirigenti faccendieri?

Posso anche pensare che alcuni scudetti tolti alla Juve, in realtà, la squadra bianconera li avesse meritati sul campo: ma rispetto delle regole e buon gusto dovrebbero impedirmi di rivendicarli o di fare la morale ad altri. Quando leggo che molti juventini hanno nostalgia di Moggi perchè con lui sì che si vinceva mi viene una grande tristezza. Non è che preferisco gli incompetenti ai ladri; semplicemente rubare o provare a barare non è un’opzione contemplabile.

Sogno che andare allo stadio sia una festa a cui portare i miei bambini. Sogno di farmi due risate con i tifosi avversari (come avviene nel rubgy). Sogno di vedere il mio attaccante preferito che spiega all’arbitro di non aver subito il fallo e si rialza. Sogno che i dirigenti delle squadre comprendano che l’immagine e il prestigio valgono più di uno scudetto. Nell’attesa preferisco mostrare ai miei piccoli il talento e la classe di Federer (intatti a prescindere dai risultati) piuttosto che i capricci di Balotelli, sperando che il calcio sopravviva a se stesso, perchè resta uno degli sport più belli del mondo.

“Nino, non aver paura di sbagliare un calcio di rigore… un giocatore si vede dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia” (Francesco De Gregori)




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