da IL CAIRO – “In Egitto non esistono i liberali, è un’invenzione europea, è un’idea che piace molto al mondo occidentale. Al massimo esistono ‘musulmani liberali’, se si vuole chiamarli così, ma sono un numero irrilevante, in netta minoranza”. Parola di Mohamed Nour, uno dei leader del movimento dei salafiti in Egitto, la frangia più estremista del gruppo e portavoce del partito “Al Nour” (‘la luce’).

Nour è un uomo alto e robusto, con barba lunga e capelli corti. Ha un evidente livido nero in mezzo alla fronte. I musulmani più osservanti, infatti, quando pregano, sbattono violentemente la fronte per terra, in modo da farsi venire questo segno. E’ un modo per essere rispettati ovunque vadano, in tutti gli ambienti della società.

Ha un ufficio grande non lontano dal centro del Cairo. Arriva intorno alle 11. Con l’inizio del Ramadan, i ritmi lavorativi cambiano e molti cairoti non cominciano a lavorare prima della tarda mattinata.

È molto contrariato rispetto al ruolo svolto dai media, specie internazionali, durante e dopo la rivoluzione egiziana: “I media, compreso Al Jazeera, – incalza Nour – hanno mostrato delle immagini di parte della rivoluzione, hanno dato un’informazione filoccidentale, che piace all’America. Hanno rappresentato un punto di vista assolutamente minoritario, che di certo non rispecchia l’intero Paese”.

Riguardo alla presenza dei salafiti in tutto l’Egitto, Nour ha le idee chiare: “Siamo presenti in tutti i piccoli villaggi egiziani, non solo nelle grandi città. Al Cairo abbiamo tre uffici, ma ad Alessandria, ad esempio, ne abbiamo addirittura 30. Direi che non esiste una famiglia egiziana senza un membro salafita”. Il gruppo, spiega l’uomo, “è nato politicamente dopo la rivoluzione e già hanno moltissimi seguaci e sostenitori”. “Inizialmente eravamo contro la rivoluzione poi quando abbiamo compreso che non era solo caos ma aveva un risvolto concreto positivo, ne abbiamo preso parte”. E continua: “Dal 29 gennaio siamo scesi anche noi in piazza. C’erano tanti Fratelli musulmani. Ora però non abbiamo avuto delle risposte concrete e per questo vogliamo fare le elezioni il prima possibile, per il bene di tutti i cittadini ”. Ed è proprio sul rapporto con i fratelli musulmani che Nour preferisce non entrare nel dettaglio: “C’è cooperazione da entrambe le parti, ma non ci ritroviamo nei dettagli, abbiamo caratteristiche diverse. Loro hanno una storia politica più radicata, noi siamo nati solo ora. Ma stiamo crescendo velocemente“.

E riferendosi alla manifestazione di venerdì 29 luglio, organizzata dal gruppo islamista, Nour commenta: “In piazza c’erano 6 milioni di egiziani: siamo noi il popolo egiziano. La nostra – incalza con soddisfazione – è una piazza organizzata, non come quella dei cosiddetti ‘musulmani liberali’ che è, viceversa, un totale caos.” Sullo sgombero recente di piazza Tahrir effettuato dai militari, il salafita non è stupito: “L’occupazione della piazza era diventato un problema per tutti i commercianti della zona che si erano lamentati. Tant’è vero che, nei giorni scorsi, ci si sono stati violenti con gli attivisti che ora sono pochi e deboli. E magari non torneranno più in piazza”.

Il programma politico dei salafiti non prevede sfumature: “Noi vogliamo l’applicazione della legge islamica in tutti gli ambiti della vita: educazione, lavoro, commercio, divertimento. Insomma sia nell’ambito personale che in quello professionale. Solo tramite la legge islamica si possono risolvere i problemi di questo Paese. Non è contro qualcuno, ma per il bene di tutti. Prima di giudicare, gli occidentali, dovrebbero conoscere bene la nostra religione, un aspetto della vita per noi totalizzante. Non si possono fare riforme che contrastino con la legge islamica. E noi non siamo pronti a discutere con chi non l’accetta o non la riconosce.”

Ma sulle questioni più spinose – la condizione delle donne e il rapporto con le altre religioni – Mohamed Nour devia le domande, anche se le idee, piuttosto conservatrici, emergono con forza: “Le donne hanno i loro ruoli specifici nella società, gli uomini altri. Ognuno sta nel posto che è più idoneo”. Ma messo sotto pressione Nour risponde innervosito: “Dire sì o no in maniera netta non è democratico. Quindi non risponderò”. Ma sulla possibilità che sia una donna – la democratica Bothina Kamel – a guidare il “nuovo” Egitto, Nour è tassativo: “La Kamel ha una pessima reputazione nel Paese, non è stimata dalla gente. Ora si è buttata in politica, ma non ha alcuna chance di vincere. Ha un passato personale molto chiacchierato, lontana anni luce dal modo di fare degli egiziani”. Le critiche sono pesanti anche nei confronti dei candidati più ‘liberali’: sia l’ex premio Nobel ed ex direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’Energia atomica Mohammed El Baradei, sia Amr Moussa, segretario generale uscente della Lega Araba, che Ayman Nour, il politico liberale egiziano candidato alle presidenziali, “non sono riconosciuti come egiziani , non hanno supporto da parte del popolo e sono lontani anni luce dal nostra gente. Ad esempio, El Baradei, grazie la rivoluzione, ha intravisto la possibilità di ottenere un proprio resoconto personale e – visto che non ha molti sostenitori – vuole prendere tempo per organizzarsi a discapito di tutti i cittadini. Noi, invece, per il bene della gente, vogliamo le elezioni subito”.

di Giovanna Loccatelli

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