Mentre le tempeste finanziarie si abbattono sulle Borse europee, molti commentatori esperti in Rete mormorano più o meno sottovoce che la responsabilità di tali attacchi abbia origine nel Regno Unito. Naturalmente, arricchiscono le loro considerazioni con dati e fatti che comproverebbero tale interpretazione.

Non sono all’altezza di dire la mia in proposito. Voglio però offrire loro un ulteriore spunto di ragionamento, proprio per quanto riguarda le Isole Britanniche. Il succo è: si trovano alla disperazione dal punto di vista energetico. E come si sa, la questione energetica è strettamente collegata alla situazione economica e finanziaria di un Paese, e ancora di più alle decisioni che vengono prese in materia di politica estera e finanza.

L’articolo che segnalo, di Hugh Sharman, è uscito sull’autorevole European Energy Review, per abbonamento, e poi su Tod. Eccone un estratto:

Dopo centinaia di anni di potere imperiale ed industriale, l’Uk si è improvvisamente ritrovato più o meno senza potenza* come giocatore mondiale. Con le sue risorse del Mare del Nord in veloce depletion, proprio quando i principali produttori di petrolio, carbone e gas faticano a soddisfare la domanda mondiale; afflitto da un debito pubblico di 1000 miliardi di sterline, e da un massiccio deficit commerciale; il suo ruolo dominante come centro manifatturiero e scientifico ceduto alla Germania, al Giappone e poi alla Cina, il Regno Unito non è preparato a diventare un importatore di energia. Eppure, la dipendenza energetica è proprio quello a cui si sta rapidamente avviando.


*(gioco di parole tra “power”=potere e “power”=disponibilità di energia elettrica)

Guardate il grafico di Euan Mearns in alto a sinistra che accompagna l’analisi.

Anche se negli ultimi anni si nota un calo dei consumi, tutte le fonti energetiche interne inglesi sono in drammatico crollo. Le hanno consumate nel giro di appena 50 anni, e vi assicuro che era un sacco di roba. Qualcuno dirà “Beh? In fin dei conti noi italiani siamo dipendenti da sempre”. Già, però il Regno Unito è stato invece produttore della propria energia per ben mezzo millennio. Si tratta di una catastrofe senza precedenti, che non si sa come diamine affrontare.

Ad esempio, il governo inglese lo scorso anno ha basato la propria pianificazione sulla base di un prezzo del barile di 85$ fino al 2025. Capite che razza di toppa? Ma c’è di peggio:

Simili ed irrealistici assunti sono usati dalla Bank of England, il nuovo Office for Budget Responsibility, e il Tesoro inglese, come input chiave per i loro modelli economici, le previsioni di inflazione e la crescita economica. Anche la peggiore ipotesi per il prezzo del barile è appena 103$. C’è da meravigliarsi che la Bank of England sia incapace di prevedere, per tacere di influenzare, l’inflazione giocando con i tassi di interesse?

L’articolo prosegue descrivendo nel dettaglio la situazione del petrolio, gas ed elettricità in Uk, per chi voglia leggerlo. Mi auguro che i commentatori di cui sopra, che si stanno cimentando oggi a trovare il bandolo della matassa finanziaria, sappiano fare buon uso di questa piccola informazione. Piccola, ma che potrebbe rivelarsi fondamentale: come sempre quando si parla di energia.

Articolo Precedente

Cadono le braccia, cade l’economia

next
Articolo Successivo

Borsa di Milano, la peggiore d’Europa
Piazza Affari perde il 2,48 per cento

next