Chissà se spareranno i fuochi d’artificio, come quando venne ufficializzata la sua candidatura al consiglio regionale della Campania, circostanza riportata su un importante quotidiano locale. Stavolta c’è un motivo ancora più valido per festeggiare Alberico Gambino, consigliere regionale del Pdl reintegrato in aula il 19 maggio scorso dopo più di un anno di sospensione, un purgatorio inflitto per una condanna in appello a un anno e cinque mesi per peculato, con l’accusa di aver utilizzato 118 volte la carta di credito del comune di Pagani (Salerno), di cui all’epoca era sindaco, senza essere riuscito a dimostrare le finalità istituzionali di quasi 22mila euro di spese sostenute. La Corte di Cassazione ha infatti annullato quella sentenza, accogliendo i ricorsi degli avvocati Michele Tedesco e Franco Coppi che ravvisavano un difetto di motivazione nel provvedimento della Corte d’Appello di Salerno. La Suprema Corte ha rinviato gli atti alla Corte di Appello di Napoli, che dovrà celebrare da capo il secondo grado di giudizio. La decisione consente a Gambino di conservare lo scranno in Regione. In caso di condanna definitiva, infatti, sarebbe scattata l’interdizione dai pubblici uffici.

Gambino è un uomo forte, fortissimo, del Pdl salernitano. A Pagani nel 2007 venne rieletto sindaco col 75% delle preferenze al primo turno, risultando il primo cittadino di Forza Italia più votato di tutto il Paese. Gode della stima e dell’amicizia del presidente Pdl della Provincia di Salerno, l’ufficiale dei carabinieri Edmondo Cirielli, che nel 2009 lo ha voluto in giunta come assessore al Turismo e poi, quando venne sospeso in seguito alla condanna di primo grado, lo ha trattenuto al suo fianco con un incarico di consulente di staff, sempre con delega al Turismo. Cirielli, che è anche parlamentare, con un’interrogazione ha sollecitato il ritorno di Gambino in Consiglio regionale e poi ha voluto presenziare, tra il pubblico, alla seduta dell’assemblea del 19 maggio che ha preso atto del suo reintegro. Gambino, quel giorno, ha fatto discutere e ha suscitato proteste. Nel corso di un intervento di circa dieci minuti, dopo aver spiegato le vicende giudiziarie in cui è coinvolto e dopo essersi difeso dalle contestazioni mosse dai magistrati, ha accusato il Consiglio di aver operato “in maniera irregolare”. “Avrei dovuto essere reintegrato dal 27 febbraio – ha sostenuto Gambino – e pertanto, siccome da quel momento il consiglio ha operato in maniera irregolare, mi riservo di agire per il ripristino della legalità”. Parole che hanno fatto andare su tutte le furie l’opposizione, diversi consiglieri per protesta hanno abbandonato all’istante i lavori.

Ora per l’ex sindaco di Pagani (si è dimesso, optando per la Regione), è venuto il momento della rivincita. Sulla propria pagina Facebook, commenta così la sentenza della Cassazione: “Da uomo delle istituzioni che ha sempre creduto nella giustizia e nella magistratura, ero convinto che sarebbe arrivato questo momento. Affronterò con serenità il prosieguo davanti alla Corte d’Appello di Napoli, certo della legittimità del mio operato. In questo momento – prosegue il consigliere regionale berlusconiano – sento il dovere di rivolgere un ringraziamento caloroso a tutti coloro che sono stati al mio fianco in questi mesi difficili soprattutto da un punto di vista umano: ai miei familiari che mi hanno sopportato e supportato, ai miei amici, a coloro che non mi hanno fatto mai mancare il loro sostegno. Un grazie particolare ai miei legali: all’avvocato Michele Tedesco che, oltre ad essere il mio difensore, è stato un amico sempre attento e disponibile, sempre pronto a sostenermi; al professore Franco Coppi che mi è stato a fianco con la sua indiscussa professionalità e la sua grande esperienza; alla dottoressa Valeria Rainone, esperta di diritto, che mi è stata vicina come una sorella. Continuerò a lavorare per la mia Provincia, nel rispetto del grande consenso elettorale che mi hanno voluto conferire i miei concittadini. Mi auguro, naturalmente, che, possano essere messi da parte i veleni ed i rancori e si possa lavorare nel solo ed esclusivo interesse della collettività”.

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