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Sandro Veronesi si illumina di Walter

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Eravamo così in pena per i destini della critica letteraria, ormai ridotta al rango di vecchia zia borbottona o peggio, di ancella del marketing. Ed ecco che, dalle pagine culturali di “Repubblica”, ci trafigge inatteso un raggio di speranza. Sandro Veronesi, uno scrittore che ammiro, recensisce il nuovo libro di Walter Veltroni, L’inizio del buio (Rizzoli), e il suo pezzo non sfigurerebbe in un’antologia della critica accanto alle temibili stroncature di Pacchiano o di Berardinelli.

«Walter Veltroni – attacca, lancia in resta, l’autore di Caos calmo – dev’essere dotato di un particolare talento per la descrizione dei momenti terribili (il fiasco del Pd alle elezioni sarde del 2009? NdR). La luce della sua scrittura si fa piena (sic) proprio laddove risulta più difficile gettare lo sguardo – la scoperta di un suicidio, il compiersi di una carneficina in uno stadio». A questo primo fendente segue un brutale colpo sotto la cintola: «Spesso, si dirà, non è nemmeno farina del suo sacco». Ahi, che Sandro stia per scoprire gli altarini, magari l’identità di qualche ghost writer a lui ben noto? Falso allarme: il recensore allude alla «trascrizione di testimonianze che Veltroni va a procurarsi dai superstiti di queste tragedie». Implacabile, Veronesi sferra fino in fondo la sua requisitoria: non esita a denunciare la «potenza narrativa che investe il lettore» e la «travolgente energia» che si sprigiona dalle pagine. «Basta farsi del male!», sbotterà a questo punto il recensito, meditando un dignitoso passo indietro dalla carriera letteraria.

Sia chiaro: ancor prima di averla letta, la nuova fatica del Veltroni scrittore mi intriga più delle precedenti, e già gli sono grato per aver schivato, questa volta, la tentazione del romanzo, cui non ha saputo resistere il compagno Dario Franceschini. Ma di Walter Sandro Veronesi è amico personale, ha capeggiato la sua lista alle primarie del Pd, e la figlia di Walter, Martina, è stata aiuto regista di Giovanni Veronesi (fratello di Sandro) nel film Manuale d’amore. Insomma, quello che si dice un recensore indipendente. La critica militante sarà anche morta o moribonda, ma la militanza senza critica, in Italia, è più viva che mai.

Saturno, 10 giugno 2011

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