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Benigni legge brani di Umberto Eco: “Gli ho detto 4 volte sì” IL VIDEO

Il comico a San Leo, celebra la cittadinanza onoraria data al grande intellettuale e docente di semiotica. Lo show, poi la lettura di alcuni brani del Nome della rosa e del Pendolo di Foucault. Robertaccio cita Dante, San Francesco, Cagliostro. Poi torna sul premier: "Sono 17 anni che parlo di Berlusconi, voglio anch'io un riconoscimento dal Comune di Arcore"
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Torna a entusiasmare Roberto Benigni. Parla di Berlusconi, del referendum in un miscuglio geniale tra presente e passato. Oggi è a San Leo, per Umberto Eco che riceve la cittadinanza onoraria, in veste di lettore dei suoi romanzi. Il discorso di Benigni dura non più di 15 minuti, ma è un concentrato esplosivo.

Il tempo volge al brutto, promette pioggia e allora: “Avete voluto l’acqua pubblica e adesso ve la tenete. Quando Umberto Eco mi ha chiesto se volevo venire a fare questa lettura io gli ho detto 4 sì”. E poi: “Siamo in silenzio elettorale, ma questo è pur sempre il Paese dove il sì suona. Nella fantasia di Benigni il conte Cagliostro, celebre prigioniero della fortezza leontina, diventa un Berlusconi ante litteram: “Quel Cagliostro era un seduttore che pensava di poter controllare le persone, a un certo punto ha iniziato a giurare sui suoi figli e la moglie allora ha detto che era un uomo malato. Ha addirittura avuto una storia con la nipote di Luigi XVI”.




Dopo la partecipazione al Festival della felicità di Pesaro, Benigni è nuovamente nelle terre collinari che segnano il confine tra Romagna e Marche. La sua verve incendiaria è di scena a San Leo, piccolo Comune arroccato del Montefeltro, già caro a Dante e San Francesco. Il Poeta si ricorda del borgo impervio, che visitò pellegrino (“Vassi in Sanleo…”), per descrivere l’ascesa al sacro monte del Purgatorio. Il frate d’Assisi invece vi ricevette in dono il monte della Verna dal Conte Orlando di Chiusi.

In una cerimonia strettamente riservata Benigni non legge Dante ma Umberto Eco. Il Comune di San Leo ha deciso di tributare la sua massima onorificenza all’intellettuale che ha scritto alcuni dei suoi più celebri romanzi nella casa di proprietà ai piedi del monte Carpegna. Mauro Guerra, sindaco di San Leo, ha consegnato le chiavi della città a Eco, ricordando che in un’intervista definì il borgo dell’alta valmarecchia “San Leo, una rocca e due chiese: la città più bella d’Italia”.

Benigni prontamente ha commentato: “Vorrei sapere a me che sono 17 anni che parlo di Berlusconi perché non mi danno la cittadinanza onoraria di Arcore? Se San Leo è una rocca e due chiese Arcore è un uomo e 30 escort. Una volta San Leo era nelle Marche adesso fa parte della Romagna, anche Arcore sta cambiando provincia e finirà sotto Las vegas. Gli ingegneri aspettano l’autorizzazione a procedere per costruire una strada a Berlusconi”.

Eco nel ricevere la cittadinanza non ha mostrato falsa modestia: “L’umiltà vorrebbe che dicessi che non sono degno di questo onore, invece ne sono degnissimo. San Leo mi deve un notevole incremento economico. Ho una casa ada 36 anni e porto amici stranieri a vedere la cella di Cagliostro. Ormai non ne posso più, chiederò la percentuale”.

La cerimonia di conferimento si è tenuta alla fine di un convegno sulle tecniche di restauro nelle città storiche, a cura del Comune in collaborazione col ministero francese dell’ambiente, la Regione, la Provincia di Rimini e il sostegno di UniCredit. Benigni, terminato il suo discorso, si è fatto serio perché “si può scherzare su tutto ma non sulla poesia” come diceva Balzac e allora ha iniziato a leggere brani da “Il nome della rosa”, “Il pendolo di Foucault”, “Il cimitero di Praga”.

Il video è di Giulia Zaccariello

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