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L’Italia inneschi il domino del nucleare in Europa

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Dicendo no al nucleare nel referendum, gli italiani possono innescare un “effetto domino” dell’energia atomica in tutta l’Europa. Ne è convinto Daniel Cohn-Bendit, icona verde franco-tedesca e co-presidente del Gruppo dei Verdi al Parlamento europeo. Per lui, il no dell’Italia, dopo lo stop alle centrali nucleari già deciso dalla Germania entro il 2022, costringerà «tutti i governi europei a pronunciarsi». E se i francesi non avranno dubbi a confermare i loro programmi sull’energia atomica, molti altri potrebbero farsene venire nella scia delle decisioni tedesche e italiane.

La questione della sicurezza del nucleare è molto alta sull’agenda dei governi dei 27, dopo l’incidente alla centrale di Fukushima, in Giappone, danneggiata dal terremoto e dallo tsunami del marzo scorso. A Lussemburgo, il Consiglio dei Ministri dell’energia dei 27 discute venerdì dei test di resistenza (stress test) che devono essere condotti in tutte le centrali atomiche europee entro la fine dell’anno. L’impatto a termine dell’uscita dal nucleare della Germania non è all’ordine del giorno, ma la Francia vuole parlarne: il dente batte dove la lingua duole.

Ai ministri, la Commissione di Bruxelles deve riferire su come intende procedere nella valutazione dei rischi dei reattori in funzione nell’Ue. Un accordo in merito è stato raggiunto il 24 maggio tra le autorità comunitarie e l’organizzazione europea dei responsabili nazionali in materia di sicurezza nucleare: in particolare, sono state concordate le modalità dei test, chiesti in modo esplicito dal Vertice Ue del 25 marzo, due settimane dopo l’incidente giapponese.

Ma il “domino” del nucleare avrà un senso solo se l’Unione si doterà di una politica energetica alternativa sostenibile. In febbraio, un Vertice ad hoc sull’energia è stato un fiasco: pieno consenso, ma su un testo banale e per nulla incisivo, dove si diceva tutto senza puntare su nulla. Non è certo su un documento del genere, scritto perchè ciascuno vi trovi soddisfazione, che può basarsi un’alternativa europea all’opzione atomica.

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