Lui, Beppe Signori, continua a parlare di un grande equivoco. Ma gli inquirenti continuano a collocarlo al centro dell’organizzazione bolognese, quella che gestiva le scommesse e provava a influire sui risultati delle partite. E dagli uffici dei commercialisti finiti agli arresti come Signori, spuntano fuori assegni per oltre 400 mila euro, titoli emessi a copertura delle giocate. La “cricca” dei bolognesi, di cui oltre all’ex bomber, considerato il capo, facevano parte i due commercialisti Francesco Giannonne e Manlio Bruni, studio a Bologna nella centalissima e prestigiosa via Ugo Bassi, pretendeva infatti dagli intermediari titoli bancari a copertura delle giocate di denaro da effettuare, rilasciando a loro volta come garanzia dell’avvenuta scommessa un assegno pari all’importo della giocata. I quattrocentomila euro potrebbero quindi rivelarsi una prova decisiva in mano agli investigatori. E mettere nei guai seri Signori. Che però ai suoi legali continua a dire di essere al centro di un gigantesco errore, dice che qualcuno ha usato impropriamente il suo nome.

“Voglio riuscire a chiarire questo spaventoso equivoco, dimostrando la mia estraneità . Qui c’è gente – la sua convinzione – che ha usato il mio nome come specchietto per le allodole, millantatori coi quali non ho mai avuto nulla a che fare”. Il piacere della scommessa non l’ha mai negato né nascosto (“e’ il mio approccio alla vita per non appiattirmi”), ma Signori ai suoi avvocati ha cercato di spiegare che “fare scommesse non significa truccare le partite, non e’ mel mio carattere, non mi appartiene”.

Signori e’ accusato di aver puntato e perso 150 mila euro su Inter-Lecce. “Il mio cliente – afferma l’avvocato Alfonso De Amicis, uno dei legali che assiste l’ex attaccante della Lazio e della Nazionale – pur essendo benestante, non ha una disponibilità tale e comunque mi ha spiegato che non avrebbe mai affidato una somma del genere a quella sorta di armata Brancaleone”. Secondo i legali di Signori “non c’è nulla che tenga in piedi l’accusa di associazione per delinquere. Tra le telefonate intercettate, non ce n’è una nella quale compaia Signori: il suo nome e’ sempre citato da terzi”.

Signori dovrebbe essere ascoltato mercoledì. Ma intanto qualcuno inizia a dare a ammissioni. Come il direttore sportivo del Ravenna, Giorgio Buffone,  che davanti agli inquirenti ha spiegato di avere fatto tutto ciò che gli è contestato nell’ordinanza di custodia cautelare “solo per amore” della sua squadra, oppressa dai debiti. A sottolinearlo è stato uno dei suoi legali, Alfonso Vaccari, al termine dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Guido Salvini. “Pensate – ha spiegato l’avvocato – che si tratta di “combine” che non sono mai riuscite”. Nell’interrogatorio, Buffone avrebbe dato una “conferma della prospettazione accusatoria riguardo la quale ha fornito le proprie spiegazioni”. I suoi legali presenteranno istanza di scarcerazione al gip la prossima settimana.

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