Se avevate dei dubbi, adesso ne avrete un po’ meno. Lo sapete che c’è di nuovo? “I neosindaci inseguono le donne“. Secondo il Corriere della Sera, che non definirei propriamente un pasdaran delle campagne femministe, “spiriti rosa volano sulle nuove giunte uscite dalle urne. Molti candidati-sindaci lo avevano promesso in campagna elettorale, sollecitati anche dal vento di nuovo impegno femminile nato nelle piazze del 13 febbraio, e ora un po’ tutti si affannano a eleggere un vice-sindaco donna o perlomeno fanno sapere che l’avrebbero tanto voluta, se non ci sono riusciti”.

E non vi siete chiesti il  perchè? “Tanta attenzione alle scelte rosa nelle nuove giunte sarà forse dovuta al fatto che le donne queta volta sono state grandi elettrici a sinistra?” domanda Maria Luisa Agnese al sociologo Renato Mannheimer. La tendenza, come abbiamo già detto,  non è stata ancora registrata statisticamente, ma Mannheimer conferma:  “Di sicuro le donne mai come questa volta si sono impegnate nelle campagne elettorali prima, e sono state presenti poi in piazza con i loro abiti e accessori arancione”. Quindi? “Bene se verranno ricompensate”.

E allora non sarà un caso se il sindaco Merola a Bologna ha una giunta femminile al 50 per cento e il vice è una donna, Silvia Giannini, studi a Cambridge e ordinario di Scienza delle Finanze all’università di Bologna. Fassino a Torino fa largo alle donne anche se mantiene le promesse in maniera striminzita: su 11 assessori le donne sono 5 e il vice è un uomo. Sempre meglio di niente.

Aspettiamo di vedere cosa farà Zedda a Cagliari. In campagna elettorale aveva promesso di rispettare al 40 per cento le quote rosa. Soltanto il 40?  gli avevano obiettato. E lui: “Intendevo di uomini”.  E vediamo Pisapia,che pure ha promesso il 50 per cento e la poltrona di vice a una donna.

E aspettiamo anche i commenti di tutti quelli che tireranno fuori la solita trita obiezione: le quote sono la riserva dei panda, le donne non devono essere una specie protetta. Bisogna essere scelte per merito e non per quota. Questa storia delle donne è solo demagogia. Meglio un uomo bravo che una donna inetta (quando il tema è spesso l’opposto, perché c’è un uomo inetto al posto della donna brava…).

I sondaggi dicono invece un’altra cosa: che le quote lasciano perplesse soprattutto le donne del Pdl. Il 30 per cento delle elettrici di destra e il 29 per cento di quelle di centrodestra credono che non servano e ritengono che la presenza femminile sia così bassa nei luoghi del potere perché alle donne la politica non interessa. E sempre da destra viene l’idea che le quote sono un “ghetto immondo, un’idea barbarica, irrispettosa, sessista e potenzialmente razzista” (copyright Il Foglio).

Proprio di oggi è la notizia che sarà la combattiva Jill Abramson, ex giornalista investigativo e ora vicedittore, a guidare il New York TImes: la prima volta di una donna in 160 anni. Accetteremo obiezioni e lezioni di sessismo quando ci sarà una donna anche a dirigere il Corriere della Sera, giornale dell’establishment per antonomasia. O una donna a capo di Mediobanca e Banca Intesa.

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