La Procura di Bologna avrebbe aperto un’inchiesta con l’accusa di omissione d’atti d’ufficio riguardante i locali rumorosi di via del Pratello, piazza San Francesco e piazza Verdi. Tra gli indagati ci sarebbero anche il commissario uscente Anna Maria Cancellieri e il prefetto Angelo Tranfaglia.

In Procura le bocche sono serrate. Nessuno smentita, né alcuna conferma.

L’inchiesta, come rivelato dal Corriere di Bologna e dal Resto del Carlino, sarebbe comunque nata in seguito ad un esposto presentato dai residenti, ormai esasperati e furenti per non aver ricevuto alcuna risposta dalle istituzioni, nonostante le numerose segnalazioni per togliere la deroga a chiudere alle tre di notte ai locali.

I cittadini nell’esposto avrebbe fatto nomi e cognomi, con accuse ben precise e senza mezzi termini. Solitamente la conseguenza è l’iscrizione nel registro degli indagati. Un atto dovuto, probabilmente, quello della Procura.

Il pm Morena Plazzi indaga proprio per omissione d’atti d’ufficio: il commissario e il prefetto non sarebbero dunque intervenuti per far diminuire la confusione che ogni sera infastidisce la quiete dei residenti; inoltre non avrebbero neppure ricevuto i cittadini. L’esposto che ha portato alla presunta iscrizione nel registro degli indagati sarebbe stato presentato a febbraio o marzo.

Già lo scorso settembre arrivò un responso dall’Arpa. La polizia aveva infatti incaricato di misurare il livello di rumore durante le notti, nella fascia oraria dalle 22 alle 6. Il limite era superato di 15 decibel. 55 il massimo consentito, contro i 70 decibel rilevati dall’Arpa. Dopo due mesi i residenti si sono così rivolti al commissario e al prefetto, oltre che ai vigili urbani per richiedere un intervento, senza ottenere però alcuna risposta. La richiesta era di eliminare la deroga che consente ai locali di restare aperti fino alle tre di notte, e non fino all’una.

Sono comunque tante le lamentele che nel corso degli ultimi anni sono arrivate alle autorità per problemi di rumore, rivolte al Comune, alla Procura, alla Prefettura, alla Questura e alla polizia municipale. Ma i risultati non si sono visti.

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