Bologna come Verona. Manes Bernardini, candidato sindaco di Lega Nord e Pdl per Bologna, promette di portare di portare un po’ di Veneto sotto le Due Torri “Se vinco il mio modello sarà l’amministrazione leghista del sindaco Flavio Tosi”.

Avvocato di Caselecchio di Reno, 38 anni, militante leghista da sempre (a 19 anni aveva già la tessera del Carroccio in tasca) è lui quest’ anno l’ uomo scelto dal centrodestra per la corsa a Palazzo d’ Accursio. Una candidatura sofferta, con una parte del Pdl restia ad affidare la competizione ad un uomo del Carroccio. Bernardini, presentandosi davanti alle telecamere del Fatto, taglia corto “Con il Pdl il rapporto è ottimo. Basta vedere i diversi esponenti politici venuti in città per sostenere la mia candidatura”.

Per lanciare la volata finale del leghista si sono scomodati tutti i big del Carroccio. Da Roberto Maroni, arrivato a Bologna venerdì tra il giubilo leghista e le proteste dei collettivi, a Umberto Bossi e Giulio Tremonti, che in una domenica sera burrascosa (in tutti i sensi) hanno calcato il palco di Piazza Maggiore lanciando attacchi al centrosinistra. E poi la pasionaria del carroccio Rosi Mauro, venuta in città più volte in questa campagna elettorale proprio per sostenere Manes Bernardini. E la parata non è ancora finita. Sarà infatti il ministro Roberto Calderoli e chiudere la campagna elettorale, con un incontro pubblico previsto per questa sera alle 18.30 al Savoya Regency Hotel.

Oltre che aspirante primo cittadino, Manes Bernardini e già consigliere per la Lega Nord della Regione Emilia Romagna, vicepresidente  del Gruppo e della commissione Territorio ambiente e mobilità e componente della commissione Statuto e regolamento. Sicurezza e priorità ai bolognesi i pilastri del suo programma. “Crediamo che il comune debba avere un occhio di riguardo nei confronti di chi risiede in città da più di dieci anni. Queste persone devono avere un punteggio più alto nella graduatoria per le case popolari”. Cavallo di battaglia è anche il tanto contestato Civis, su cui Bernardini è categorico: “Niente Civis. Bisogna rivedere l’ intero sistema di mobilità. Occorre avere un assessore che si occupi sia dell’ urbanistica che della mobilità, ridimensionando il potere di Atc che fino alla altro giorno è stato il vero assessore occulto al traffico”.

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