“Saluto tutti compresi i poveri piccoli fischiatori che non capiscono che certe occasioni sono al di sopra delle piccole divisioni di parte”, così il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha esordito dal palco di piazza castello a Torino nel suo intervento per i festeggiamenti dei 150 anni della nascita dell’Esercito italiano.

Come è successo in piazza Venezia a Roma, durante le celebrazioni del 25 aprile, anche in quel caso, quando La Russa aveva preso la parola, dalla piazza si erano levate bordate di fischi. Un copione che si è ripetuto anche oggi e per giunta sempre alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, anche lui nel capoluogo piemontese per la ricorrenza.

Dopo avere bollato i contestatori come gente che non ha “nulla a che vedere con le divisioni partitiche”, il ministro ha proseguito il suo intervento ricordando l’impegno delle forze armate italiane impegnate in numerosi teatri operativi e ha rivolto un pensiero ai familiari dei soldati italiani caduti in servizio.

Dopodiché si è rivolto direttamente al capo dello Stato: “Caro Presidente, questa occasione del centocinquantesimo anniversario è un’occasione che noi vogliamo dedicare a lei. Lei ci ha dato prova perché il sentimento nazionale, che per me e’ stata una delle spinte per cui ho scelto di fare politica, ha visto in lei la persona che ha saputo trasformare questo grande sentimento in una occasione di popolo”. Parole che sono piaciute alla piazza torinese, tant’è che tutte le volte che i maxischermi inquadravano l’inquilino del Colle, scrosciavano applausi.

Ne finale del suo discorso, il ministro ha ricordato anche le tante sfide che attendono le forze armate italiane. “Quasi diecimila soldati – ha ricordato La Russa – sono impegnati in operazioni in Italia e all’estero, siamo tra le prime nazioni contributrici delle missioni internazionali di sicurezza e di pace, dai Balcani al Libano, all’Afghanistan fino al recente impegno nella crisi libica”. Secondo il titolare della Difesa, il lavoro dei militari è motivo di orgoglio per tutta la comunità nazionale. “In questi anni – ha concluso – l’Esercito si è dimostrato una istituzione flessibile in grado di adattarsi ai nuovi scenari di impegno, uno strumento sempre più moderno e tecnologicamente avanzato, che va detto, però, deve essere sempre corroborato dalla capacità di incentrare tutto sull’uomo”.

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