Dopo risse, insulti e accuse di ogni genere, i vertici della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, pensano di ricorrere ad azioni legali. Ciò che è accaduto sabato scorso all’assemblea della banca modenese non poteva cadere nel dimenticatoio. Non, quanto meno, per i vertici dell’istituto di credito modenese, che i 95mila soci hanno riconfermato, premiando la continuità della gestione, incoronando la vincita della lista n. 1, capeggiata da Piero Ferrari.

Niente di ufficiale per il momento, ma da fonti vicine alla banca si apprende che ci sia l’intenzione di procedere legalmente al fine di tutelare l’immagine della banca, inficiata da ben due momenti di tensione, o meglio vere e proprie risse, che hanno persino visto l’intervento delle forze dell’ordine.

Nell’accesa battaglia elettorale per accaparrarsi un posto nel Consiglio di amministrazione, infatti, l’avvocato Gianpiero Samorì (che da quattro anni tenta invano di entrare nel consiglio) si è lasciato andare ad accuse ben pesanti, sostenendo che si era “consumato il reato di associazione a delinquere”.

Accuse che si sono aggiunge a quelle scagliate anche nelle settimane precedenti, nella “campagna elettorale”, sostenendo persino che la banca avesse trascurato il pericolo di infiltrazioni mafiose nella compagine societaria, data l’alta adesione di soci del Sud, anch’essi intervenuti in assemblea grazie ad un collegamento a distanza da Avellino e Lamezia Terme, nel Calabrese, rivendicando l’onesta che era stata messa in discussione.

Ma nel marasma di accuse e contro-accuse Samorì non si è limitato alla dialettica, pur se aspra, e alle parole sono seguiti i fatti. Due, infatti, le risse che hanno animato un’assemblea dei soci: la prima al momento della chiusura delle prenotazioni agli interventi in assemblea (l’avvocato aveva tentato di fare ostruzionismo facendo iscrivere ben 328 persone, che avrebbe dovuto comportare ben 11 ore di lavori assembleari); la seconda quando il presidente della banca, Ettore Caselli, ha sospeso la discussione dopo i primi 55 interventi, durati oltre tre ore.

Momenti di tensione pura, con zuffe e insulti a gran voce contro il consiglio schierato sul palco dei locali di ModenaFiere, impedendo persino all’amministratore delegato Fabrizio Viola di esporre i dati di bilancio che successivamente i soci avrebbero dovuto votare. Da subito il presidente Ettore Caselli ha pubblicamente esposto l’intenzione di procedere “in tutte le sedi opportune – sono state le sue parole – per tutelare la banca di fronte agli attacchi ricevuti”.

Passare dalle parole ai fatti è stato facile. Dall’istituti di credito dichiarazioni ufficiali non ne arrivano per il momento, ma sembra che il pool di legali si siano riuniti e stiano valutando le azioni da intraprendere di fronte alla vicenda. Diverse potrebbero essere le ipotesi di reato da contestare all’avvocato Samorì (che “denunciando” il reato di associazione a delinquere ha anche dichiarato di non voler procedere legalmente): dalla diffamazione, alla turbativa di un’assemblea di società cooperativa, fino al danno di immagine della banca.

f.b.

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