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Istat, l’inflazione cresce del 2.5 per cento

Dal novembre 2008 è la variazione più alta rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. A pesare di più sono soprattutto il prezzo del carburante e dei generi alimentari freschi. E in attesa delle vacanze, aumentano già i costi dei viaggi
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Sale ancora l’inflazione. A marzo, secondo le stime provvisorie dell’Istat, la crescita è stata del 2.5 per cento, lo 0,1 in più rispetto al mese di febbraio. La variazione del tasso d’inflazione rispetto allo stesso mese dell’anno precedente è la più alta registrata dal novembre 2008. “Una stangata da 1.897 euro annue a famiglia” è il rischio da cui mette in guardia la Federconsumatori, secondo cui il dato Istat è ancora sottostimato. “Come se non bastasse”, aggiunge Carlo Rienzi, presidente del Codacons, “Il Governo ha pensato bene di aumentare le accise sui carburanti, decisione folle che avrà ulteriori ripercussioni sull’inflazione nei prossimi mesi”.

Aosta è la città dove gli aumenti sono più evidenti (3.6 per cento in più rispetto a marzo 2010), seguita da Bari, Reggio Calabria, Roma e Milano. Per le due principali città italiane, la crescità è stata identica: del 2.9 per cento in più. Variazione più moderata invece a Palermo e Trento.

Nell’ultimo mese l’aumento dei prezzi è stato superiore alla media, con uno 0.4 per cento su base mensile e del 3.2 per cento su base annua. La crescita risente dei rincari sul carburante a causa della crisi petrolifera – la benzina è aumentata del 12.7 per cento su base annua – e sugli alimentari. Si tratta soprattutto dei prodotti freschi, tra cui l’Istat segnala i formaggi, i latticini e la frutta. Un vero boom, poi, si registra in previsione delle vacanze: crescono le tariffe per i servizi di alloggio e i pacchetti di viaggi.

L’aumento del carburante provoca un’impennata nel settore dei trasporti, che sale al più 5.5 per cento, ma non va meglio con i beni energetici regolamentati come acqua ed elettricità. Le crescite più contenute si registrano invece nei servizi sanitari e l’abbigliamento. In diminuzione, i prezzi delle comunicazioni, che scendono di uno 0.5 per cento, degli spettacoli e della cultura, a un meno 0.3 per cento.

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