Profughi in arrivo anche a Piacenza, ma dove? Se i primi 5 di un centinaio di profughi tunisini hanno già varcato la soglia della città, nelle prossime ore è prevista la seconda tranche di arrivi per un totale di 35 migranti. I profughi tunisini, in base ad un accordo con il Governo, saranno infatti ‘smistati’ da Bologna tra le diverse province emiliane in base alla densità di popolazione. Su tutto il territorio provinciale sono quindi attesi tra i 70 ed i 100 nord africani che, ad ora però, non troveranno ancora un luogo per la sistemazione.

Se gli enti locali si stanno attrezzando, insieme con la Diocesi e la Caritas, per individuare le aree e le strutture di emergenza per la prima accoglienza al centinaio di profughi che da qui alle prossime settimane sono attesi a Piacenza, dalla Prefettura e dal ministero della Difesa non arrivano ancora coordinate chiare per agire a livello interistituzionale per la sistemazione dei migranti.

Dal palazzo del Governo e dalle caserme ci sono segnali di sostegno a Comune e Provincia di Piacenza che in queste ore stanno operando, di concerto con la Regione, per allestire nel più breve tempo possibile luoghi di accoglienza e attutire l’impatto sociale che i nord africani avranno sul territorio.

Nonostante, quindi, l’assenza di indicazioni per una via maestra di coordinamento da parte delle rappresentanze del Governo sul territorio, le realtà locali stanno predisponendo una serie di misure di emergenza che vadano incontro ad una serie di bisogni socio- sanitari da parte dei profughi. Il tutto a costo zero.

Perché Governo e Protezione civile non hanno ancora anticipato i finanziamenti agli enti locali per individuare ed allestire le strutture di accoglienza e, di fatto, ci si arrangia come si può. Nella mattinata di giovedì la Provincia convocherà un tavolo per la gestione dell’emergenza ed il Comune capoluogo sta cercando strutture da adibire ad alloggi temporanei. Ma è chiaro che gli enti territoriali potranno fare solo una parte del lavoro che, per ora e in assenza di un coordinamento centrale, va avanti su base volontaria.

Come la Caritas che ha messo a disposizione, tra Piacenza e provincia, almeno 10 posti per i tunisini, mentre il mondo associazionistico si sta attrezzando per fornire altrettanto sostegno alle amministrazioni locali per la gestione dei nord africani.

Nel novero di chi farà la sua parte solo sulla base della solidarietà, c’è anche la Cgil che da giorni sta mobilitando alcuni iscritti per prestare opera di interpretariato al momento dell’arrivo dei profughi per cercare di contenere lo stress dei servizi sociali del Comune che dai prossimi giorni saranno alle prese con una situazione ben poco prevedibile.

Poco prevedibile perché neanche gli attori in campo per gestire l’emergenza sanno con certezza quando arriveranno i migranti sul territorio piacentino: “Spero mi avvisino almeno un’ora prima” riferisce il presidente di Caritas, Giuseppe Chiodaroli, che con la Diocesi si è preso in carico i primi 10 arrivi, collocati in strutture religiose dislocate su tutta la provincia.

Tutto, si pensa, potrà trovare la quadra entro venerdì, giorno concordato a livello regionale per un incontro con le prefetture al fine di fornire una linea unica rispetto all’emergenza ma, ad ora, gli enti locali sono stati lasciati soli nella gestione di una delle situazioni più critiche mai dovuta affrontare dal territorio.

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