La matematica è una scienza predittiva. E le altre scienze? Prendiamo l’economia: questa è completamente “matematizzata”, eppure non è affatto predittiva. Nessun modello teorico aveva previsto la recente crisi: chi l’aveva prevista l’aveva fatto soltanto grazie all’intuizione, non certo basandosi su equazioni. Da questo assunto (vi sono discipline che devono esser predittive), uno studioso francese si è posto la domanda: quale rapporto esiste fra filosofia della scienza, i modelli matematici dell’economia e le politiche adottate dalla medicina?

A prima vista, nessuno. Non nel caso dell’igiene pubblica: un concetto che richiede tutti i tre gli aspetti affinché risulti valido. L’epistemologo Gérald Jorland ne ha ricostruito la storia nel suo monumentale volume dedicato all’igiene pubblica francese (Une société à soigner. Hygiène et salubrité publiques en France au XIXe siècle, Gallimard).

Qui lo studioso ci dice che i medici igienisti (l’igiene come disciplina è nata appunto in Francia nell’Ottocento) hanno tentato di costruire, invano, una medicina statistica. All’epoca avevano a disposizione un’enorme quantità di cifre sulle epidemie o sui tassi di mortalità infantile, ma si sono rivelati incapaci di elaborarli matematicamente e quindi di essere efficace attraverso la prevenzione. La loro disciplina è rimasta clinica, si è fermata al livello dell’osservazione. Esattamente al contrario degli economisti, che avevano i dati ma non sapevano misurare i fenomeni reali, i medici igienisti sapevano misurare bene la realtà ma non erano in grado di intervenirvi in maniera efficiente.

Questo perché si sono comportati allo stesso modo della società borghese del tempo. Gli operai in fabbrica, i soldati in caserma, le prostitute nelle case di tolleranza, i bambini a scuola oppure a letto: la società borghese assegnava a ognuno il proprio posto. Così l’igiene: funzionava là dove riusciva a incasellare. Quindi nei luoghi dove far circolare l’aria, portare l’acqua, eliminare gli escrementi, ecc.

Da qui il paradosso: la Francia ha creato l’igiene moderna e ha stabilito la sanità pubblica come disciplina scientifica, eppure non ha mai sviluppato (a differenza degli altri stati europei) un ruolo forte dello Stato nella sanità. In definitiva l’igiene non ha saputo prevedere, non è stata una disciplina con una reale presa ed efficacia. Eppure la sua instabilità è medica, non biopolitica.

Al pari di demografia, genetica, criminologia, ecc., anche l’igiene può essere un dispositivo con cui esercitare un controllo capillare, sulla popolazione e sul territorio. Leggendo questo libro, fra miasmi e batteri, epidemie e disinfestazioni, si pensa molto a Michel Foucault. Sia per un certo rapporto agli “infami” (prostitute, vagabondi, ecc.), sia perché Jorland, nel tracciare la nascita e l’evoluzione dell’igiene, ci accompagna in un viaggio nelle fogne, acquitrini, catapecchie, topaie e tanfi asfissianti che sono strumenti di un’ontologia sociale di cui Foucault ha avuto l’intuizione, ma della quale ancora non si è studiata la portata.

Saturno, Il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2011

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