Sono venute in due: abitini estivi, capelli scuri legati, avranno qualcosa in più di 20 anni. Fuori, a Santiago del Cile, è piena estate. Dentro il Museo della Memoria e dei Diritti umani, si respira un’aria sospesa, tra passato e futuro.

Le due ragazze si stringono mentre guardano scorrere davanti a loro le immagini del golpe del ’73, mentre guardano la parete tappezzata di foto dei desaparecidos; hanno le lacrime agli occhi mentre ascoltano le ultime parole di Allende, che incoraggia il suo popolo a guardare oltre il buio del momento, e il discorso di insediamento di Pinochet. Davanti a uno schermo al piano di sopra, una madre e un bambino ridono guardando gli spot elettorali dell’epoca che invitavano a votare si o no al plebiscito sulla dittatura, nel 1988. E festeggiano – più di 22 anni dopo – di nuovo il no.

Il Museo – inaugurato il 14 gennaio del 2010, uno degli ultimi atti della Bachelet – è uno dei pochi posti di Santiago dove si parla del passato. Per “un paese diviso a metà”,  come lo definiscono senza esitare i cileni, dove i processi per i crimini commessi durante il regime militare sono stati comunque molti pochi.

E così del terremoto dello scorso febbraio non si vede praticamente segno: circondata dalle Ande, Santiago sembra un’isola nell’America Latina, dove tutto funziona. E dove il futuro sembra la terra delle opportunità. Atmosfera quieta, regole ed educazione: i santiaghini accettano di buon grado anche la presenza dei Carabinieri ad ogni angolo di strada. La sicurezza è un’ossessione: dopo la bomba all’ambasciata cilena, i notiziari hanno rilasciato bollettini continui sulle condizioni del ferito.

E qui – dove l’aborto terapeutico è vietato, e dove la stampa è quasi tutta filo-governativa – ha vinto di nuovo la destra. “Piñera? E’ un Berlusconi”, spiegano i cileni. E intanto, i cables di Wikileaks, appena resi noti, che lo descrivono “intelligente, deciso e lavoratore”, sanciscono il gradimento degli States all’indomani della sua elezione. Non manca il paragone con il nostro premier, evidentemente punto di riferimento globale: “E’ meglio di Berlusconi, perché ha la stessa donna da trent’anni”, si legge in uno dei dispacci.

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